Madonna del sottotetto

ambito lombardo

Madonna del sottotetto

Descrizione

Identificazione: Madonna Addolorata

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: ca. 1740 - ca. 1760

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: legno di tiglio/ pittura; legno di abete/ pittura; ferro/ battitura; vetro/ soffiatura/ pittura

Misure: 55 cm x 25 cm x 148 cm

Descrizione: La statua, in legno intagliato e dipinto, rappresenta la Madonna Addolorata ed essendo munita di snodi alle spalle, ai gomiti, alle anche e alle ginocchia; può stare sia in piedi sia seduta. Dalla testa all'addome, è scolpita in un unico tronco scavato e tamponato sul retro, mentre la funzionalità degli snodi è garantita da perni a disco, tenoni e spine di legno. Essendo prevista l'aggiunta di abiti, le parti ben rifinite sono solo il volto e il collo, le mani e i piedi, che calzano deliziose scarpine dal tacco rosso. La Madonna ha la testa lievemente reclinata verso la spalla sinistra, il volto e lo sguardo indirizzati verso l'alto; il pallido incarnato enfatizza l'espressione dolorosa del volto smagrito, segnato da lievi sopracciglia, da grandi occhi spalancati, da un naso lungo e sottile e da labbra appena dischiuse; i tendini e i muscoli del collo, contratti, esprimono a loro volta tensione e tormento; le pupille sono di vetro. Altro dettaglio piuttosto curato e decisamente modaiolo è il bustino, molto scollato, stretto in vita e a punta sul davanti, decorato con racemi ocra su fondo rossastro.

Notizie storico-critiche: Ritrovata nel 2011 nel sottotetto sopra la volta del salone dei balli di Palazzo De Simoni. Cfr. invv. 2289-2290-2291-2391-2392-2393-2394.
La scultura viene datata ai decenni centrali del XVIII secolo sulla base di alcuni dati di stile, e viene attribuita ad una manifattura forse lombarda, comunque tendenzialmente non locale. Non si sa per quale contesto sia stata prodotta, se per una delle tante chiese di Bormio o magari per la cappella di palazzo De Simoni, ad ogni modo è subito parso evidente, al momento del ritrovamento nel sottotetto di palazzo De Simoni, che le assi erano state messe sopra la statua non certo per caso ma per nasconderla alla vista, e lì deve essere rimasta a lungo, a giudicare dal cattivo stato di conservazione dell'abito e dal fatto che nessuno ne serba memoria in paese. L'indecorosa fine è riconducibile al clima culturale che tra Otto e Novecento ha visto cadere in disgrazia le statue di culto vestite. Erano presenti in gran numero, nelle chiese (anche in quelle valtellinesi, come hanno dimostrato gli studi coordinati da Francesca Bormetti per la mostra "In confidenza col sacro. Statue vestite al centro delle Alpi"), ma i vescovi ne ordinarono la rimozione.
Il buon livello della bottega si desume dall'ingegnoso sistema di snodi, dall'espressività del viso, dai dettagli di moda del bustino e delle scarpine accollate, con punta arrotondata e tacco sagomato a rocchetto di colore rosso, tinta che, alla corte francese di Luigi XIV, era segno distintivo dei nobili, che soli potevano portare i "talons rouges".
Non si è certi che la statua sia stata pensata sin dall'inizio come una Addolorata, in quanto lo scasso praticato nel legno del bustino all'altezza del cuore per potervi conficcare lo spadino, tradizionale attributo dell'Addolorata, è stato eseguito in un momento successivo alla sua fattura. L'espressione intensamente dolorosa del volto induce tuttavia a credere che si trattasse di una Addolorata, che forse veniva messa in piedi in occasione delle processioni ma che poteva stare seduta e accogliere in grembo la statua del Cristo morto, secondo una iconografia della Pietà assai diffusa in ambito lombardo e spesso interpretata da manichini vestiti. Le pupille sono di vetro, un unicum fra i manichini lignei da vestire del territorio, che hanno tutti occhi in legno dipinto. Anche per questa ragione, si privilegia l'ipotesi di un acquisto effettuato fuori dai confini locali, presso qualche bottega specializzata nella produzione di manichini sacri da vestire.

Collocazione

Bormio (SO), Museo Civico di Bormio

Credits

Compilazione: Perlini, Silvia (2011)

Aggiornamento: Bormetti, Francesca (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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