Rilievo

Biancini, Angelo; Società Ceramica Italiana Laveno

Rilievo

Descrizione

Identificazione: Orfeo incanta gli animali con la musica

Autore: Biancini, Angelo (1911-1988), disegnatore; Società Ceramica Italiana Laveno (1856-1965), esecutore

Cronologia: post 1939 - ante 1940

Tipologia: ceramiche

Materia e tecnica: terraglia / modellatura; terraglia / pittura

Misure: 180 cm x 240 cm (intero)

Descrizione: Altorilievo composto da più parti e smaltato in verde screziato. L'opera mostra il cantore che piega al suono del suo canto gli animali e la natura. La posa plastica della figura ricorda vagamente motivi egizi, più che quelli classici greco-romani, mentre gli animali, tra i quali si riconosco uno scoiattolo, un cerbiatto, un colombo e un leopardo, sono incastonati tra i rami dell'albero, irretiti dalla malia di Orfeo.

Notizie storico-critiche: Questa scultura in ceramica si colloca all'interno di un progetto specifico della Società Ceramiche Italiane (SCI) che dalla seconda metà degli anni trenta e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale intende rilanciare l'impiego della terraglia forte come mezzo espressivo artistico e dimostrare la propria capacità produttiva nel realizzare grandi opere, non limitandosi alla produzione di ceramiche di piccole dimensioni, seppure di grandissima qualità. Per queste ultime Biancini realizzò numerosi lavori, prediligendo soggetti legati alla famiglia, a momenti spensierati e di svago, all'operosità dell'uomo e al mondo animale. Chiamato nel 1936 a Laveno da Guido Andlovitz, direttore artistico della SCI, per le sue grandi doti plastiche, l'artista di Castel Bolognese realizzò quest'opera nel 1939, dopo un periodo in cui realizzò modelli di figure a tutto tondo, grandi statue e pannelli a basso ed alto rilievo. Il contatto diretto con i processi industriali di lavorazione della ceramica gli consentirono di sviluppare lavori in grande serie, coniugandoli sempre con l'essenza del suo pensiero creativo certamente ben visibile anche all'interno di quest'opera a sfondo mitologico. La realizzazione di questo pannello dedicato ad Orfeo, infatti, fu resa possibile anche grazie al rapporto di stretta collaborazione che intercorse tra Biancini e le sapienti maestranze che da decenni lavoravano all'interno della fabbrica di Laveno. Il pannello monocromo con finitura a smalto di color verde screziato mostra l'acquisizione da parte dell'autore della padronanza dei mezzi tecnico-scientifici tipici di una produzione industriale, che in quegli anni ha la necessità di rispondere a una nuova committenza interessata a elementi di grandi dimensioni e di complessi impianti scultoreo-scenografici. La scultura non fu infatti creata come pezzo unico, ma per essere prodotta in una piccola serie di una decina di esemplari. Oltre alla scultura modellata in esame, che nel tempo ha subito piccole ridipinture, si conoscono infatti altri tre esemplari, di cui uno è conservato in una villa di Laveno e altri due sono custoditi nei depositi della fabbrica di Ponte Boesio della Società Ceramica Richard Ginori.
Con quest'opera Biancini dichiaratamente ricerca una monumentalità arcaica che pone l'Orfeo all'interno di un percorso personale già avviato da tempo, che gli valse prestigio nazionale e riconoscimenti internazionali. Nel 1940, ad esempio, ottenne il primo premio alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia. Sebbene opera ancora giovanile dell'artista essa costituisce un'ulteriore conferma della sua maestria e dell'innata abilità artistica, che fin dal principio della sua precoce attività gli consentì di ricevere apprezzamenti per le sue doti di modellatore e di aggiudicarsi una borsa di studio per frequentare l'Istituto d'Arte a Firenze, dove nel 1934 conseguì il diploma in "scultura decorativa e arte del legno". Non è dunque un caso che Angelo Biancini sia indiscutibilmente indicato dai critici come la figura che più abbia segnato la storia della ceramica, riuscendo a innovare il suo tempo e ad affrancare definitivamente quest'arte dalla definizione di 'arte applicata' e 'arte minore'.
L'opera di Biancini riprende in maniera assolutamente personale il mito di Orfeo che nel decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio narra di come discese negli inferi per riportare in vita l'amata Euridice, morta per un morso di un serpente mentre fuggiva dalle prepotenti avance del figlio di Apollo. Attraverso il suo eloquio e la sua musica qui riuscì a commuovere Persefone, dea minore del regno degli Inferi e regina dell'oltretomba, che aveva personalmente sperimentato il dolore della separazione dagli affetti personali, ottenendo che Euridice potesse tornare sulla terra. Persefone, però, pose come condizione che Orfeo non girasse mai lungo il viaggio di ritorno dal regno dei morti. Orfeo ubbidì, ma quando fu sulla soglia degli Inferi, credendo erroneamente di averla già oltrepassata, si girò vedendo Euridice scomparire per sempre. Tornato sulla terra egli espresse il suo dolore incantando tutti gli animali e animando gli alberi. Biancini, dunque, non sceglie di narrare il mito di Orfeo ambientandolo negli inferi o attraverso le epiche imprese da lui compiute in compagnia degli argonauti, ma di porre l'accento sulla sua condizione umana di solitudine e sulla sua capacità di incantare la natura e gli animali.
Il pannello in ceramica rappresenta la parte centrale di un progetto musivo assai più articolato, del quale permane nei depositi il modello in gesso lungo sei metri, che dovrebbe trovare collocazione nel nuovo allestimento museale la cui conclusione è prevista per la metà del 2015.

Collezione: Collezione del MIDeC - Museo Internazionale Design Ceramico

Collocazione

Provincia di Varese

Credits

Compilazione: Reggiori Albino (1993); Sangermano Nesta (1993)

Aggiornamento: Civai Alessandra (2007); Zanzottera, Ferdinando (2015)

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