Chiesa di Santa Maria d'Ognissanti

ambito lombardo

Chiesa di Santa Maria d'Ognissanti

Descrizione

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1727

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: intonaco dipinto; stucco

Descrizione: La facciata è organizzata su due ordini di paraste, separati da un cornicione orizzontale molto aggettante. La porzione superiore, di minore ampiezza rispetto a quella inferiore, è compresa entro volute. La facciata è vivacizata al centro da una finestra ovale, ora tamponata, con un'incorniciatura in stucco finemente lavorata e sovrastata da un coronamento aggettante leggermente curvo. E' conclusa da un timpano arrotondato contenente una tabella accartocciata e affiancato da due vasi acroteriali.

Notizie storico-critiche: La chiesa di Ognissanti era annessa alla "casa di città" dei monaci della Certosa di Pavia che quindi veniva chiamata Certosina. La chiesa sorge su una probabilmente sulla preesistente "S.Agustinus in Porta Marica" citata nel Trecento da Opicino de Canistris. In seguito l'oratorio di S.Agostino cambiò il proprio nome in chiesa di Santa Maria Vergine e Tutti i Santi, divenendo sede degli Umiliati e delle Umiliate di Santa Maria. Con la bolla di Papa Pio V Ghislieri che sanciva la soppressione degli Umiliati, l'antica chiesa di Tutti i Santi, nel marzo 1568 (ASM, Religione, cart.6382), fu concessa,"con le case ed edifici a quella annessi", al monastero della Certosa. L'immagine della Madonna di Tutti i Santi, in origine affrescata su un muro esterno alla chiesa, era stata poi trasferita all'interno, come riporta De Gasparis (muore nel 1668). La primitiva chiesa, probabilmente articolata su tre navate, a partire dal 1592, venne trasformata dai Certosini che in ossequio ai dettami del Concilio di Trento la ridussero ad aula unica con cappelle laterali (una per lato). Tra il 1626 e il 1628 l'architetto Ercole Turati eseguì numerosi interventi, documentati dalla stima dei lavori compiuti, datata 10 ottobre 1628. Rimane un suo disegno a penna, firmato e datatato 1626, per una facciata conclusa da un timpano triangolare (Pavia, Musei Civici, SP C 53).
Nella veduta prospettica commissionata da Ottavio Ballada (prevosto della chiesa di S.Giovanni Domnarum), all'incisore milanese Cesare Bonacina tra il 1653 e il 1654 e tratta da un disegno di Ludovico Corte nel 1617, compare anche la chiesa di Santa Maria d'Ognissanti, tuttavia senza particolari elementi identificativi.
Nel 1727 i monaci certosini intervennero nuovamente sull'edificio ed in particolare in facciata e nel 1747, come si evince dalla piccola lapide immurata nel cortile rustico fecero eseguire altri interventi probabilmento nel complesso monastico. La chiesa era dotata di un piccolo sagrato e custodiva al suo interno la pala, di argomento certosino, che il Bartoli attribuisce al pavese Carlo Antonio Bianchi raffigurante il "Beato Nicolò Albergati alla presenza del re d'Inghilterra a cui mostra un pane".
L'ospizio certosino si sviluppava intorno a due cortili in sequenza: la corte nobile e la corte rustica con rimesse e scuderie, entrambi parzialmente porticati, sui quali si distribuivano i vari locali (al piano superiore si conservano ancora soffitti a volta, uno dei quali reca al centro lo stemma visconteo).
Nel 1782 i Certosini furono soppressi e nel 1791 il Governo riservò lo stabile per "gli usi occorrenti alla Regia Università" (ASM, Studi, P.A., cart.44. Doc. Bovara 14 luglio 1791), scorporando però la chiesa, in cui veniva istitutita una cappellania per una Messa quotidiana. Ma anche la chiesa verrà soppressa all'inizio del XIX sec. e i beni messi all'asta e dispersi. L'altare maggiore con paliotto in pietre dure e marmi policromi intarsiati, attribuito alla famiglia di intarsiatori Sacchi, veniva acquistato da un privato e quindi donato alla chiesa di Doccio Valsesia dove, privato di alcune parti, esiste tuttora.
Nel 1803 l'ex complesso della Certosina fu acquistato da Luigi Botta Adorno per 13807 lire (ASPV, cart.15377). Nell'istrumento d'acquisto dell'Ospizio Certosino, datato 11 agosto 1802 (ASUPv, fasc. 2045/1; notaio Gio Batta Riva di Milano), la chiesa viene definita "cadente", ma ancora dotata di tre altari, di alcuni mobili e di marmi (il cui valore però veniva escluso dalla stima degli stabili). Dopo il passaggio all'Università insieme a palazzo Botta, viene prospettata l'intenzione di adattare alcune camere della Certosina ad abitazione del custode (testimonianza documentaria del 9 ottobre 1897).
Il 17 ottobre 1897 Camillo Golgi, allora direttore dell'Istituto di Patologia Generale, scrive al Rettore (ASUPv, pos.55), sottoponendogli il progetto di adibire le stanze del piano terra, "attualmente adibite a deposito di oggetti fuori d'uso", alle "pubbliche vaccinazioni gratuite". In una nota di dicembre 1897 sono citate riparazioni diverse, rappezzi di muro, di intonaco e di pavimento, riparazione dei serramenti e rifacimento generale del tetto, ad opera dell'Impresa Alcibrando Giuseppe Sala, fu Paolo.
La chiesa è stata pesantemente trasformata all'interno e frazionata per ricavarne uffici e laboratori distribuiti su su due livelli, già a partire dal 1916 quando fu adibita a Laboratorio della Scuola speciale di Chimica industriale e nel 1924-25 sostituita da una Scuola Superiore di Scienze politiche.

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2008)

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