Ritratto di Emma Zonda e Silvio Macchi

Amisani, Giuseppe

Ritratto di Emma Zonda e Silvio Macchi

Descrizione

Autore: Amisani, Giuseppe (1879-1941)

Cronologia: post 1935

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: legno/ pittura a olio

Misure: 127 cm x 196 cm

Notizie storico-critiche: Nel ritratto dei coniugi Macchi-Zonda le figure dei benefattori, seduti con naturalezza in un ampio giardino, si fondono con l'atmosfera luminosa del paesaggio romantico e lussureggiante, appena abbozzato, così da sottolineare il distacco del pittore da una ritrattistica di tipo fotografico in favore di una sciolta condotta squisitamente pittorica.
L'autore ripete in quest'opera lo schema più volte felicemente realizzato per la Quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano con le figure dei testatori ambientate all'aperto.
A tal riguardo, il dipinto della raccolta varesina appartiene allo stesso torno di anni del ritratto di Davide Lanfranconi firmato dall'Amisani nel 1941 e del ritratto di Emilio Pagani del 1935 (Quadreria dell'Ospedale di Milano) e con questi condivide numerosi caratteri stilistici.
Le figure dei coniugi Macchi-Zonda, infatti, unite in un atteggiamento naturale ed affettuoso e con lo sguardo rivolto allo spettatore, sono investite da una luce zenitale resa con liquide pennellate molto magre di colore. Erede dei cosiddetti "post-romantici" milanesi (Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Emilio Gola) soprattutto per quel che concerne la tecnica a larghe pennellate - che in quest'opera diventano vere e proprie colature di colore -, Giuseppe Amisani sviluppa, a partire dagli anni Venti, una ritrattistica in cui la macchia prende il sopravvento sul contorno, talvolta lasciando in secondo piano la somiglianza fisionomia del personaggio.
Tale espediente permette ad Amisani di attenuare la rigidità e la severità tipiche del "ritratto post-mortem", lasciando il posto ad un sapiente gioco cromatico, condotto con forti contrasti fra tonalità spente e brillanti.
In questo caso, addirittura, il prevalere del colore sul disegno produce un effetto fortemente pittorico vicino al gusto decorativo orientaleggiante in voga negli anni Venti.
Il dipinto che ritrae i munifici coniugi venne commissionato dall'Ospedale di Circolo nel 1935 per celebrare i benefattori che, grazie al generoso lascito, permisero la costruzione del padiglione per tubercolotici. Silvio Macchi, nato nel 1858 da Giovanni, una volta ultimati gli studi di ragioneria, intraprese la carriera di funzionario pubblico, ricoprendo la carica di segretario in diversi comuni del mandamento di Varese e fissando la propria residenza a Varese, dove ricoperse la carica di assessore per le finanze e quella di consigliere provinciale.
Anche Corrado, fratello del benefattore, fu avviato ad una simile carriera e anch'egli venne immortalato nella Quadreria dell'Ospedale cittadino dal pennello di G. Montanari.
Emma Zonda, moglie di Silvio Macchi, nacque a Milano nel 1873 da Ambrogio e Natalina Mari.
L'ampia ricerca di Giorgio Sassi ha permesso di tracciare i vincoli matrimoniali che legarono gli Zonda ai più noti Panza di Biumo. Ad accomunare le due famiglie tuttavia non furono soltanto gli intrecci di famiglia ma prima ancora l'attività economica di produzione e commercio del vino.
Per quanto riguarda gli Zonda, si trattò da principio di un'attività svolta in ambito locale, che a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento conobbe un significativo ampliamento che li portò ad operare su scala nazionale. Pioniere di questo genere di coltivazione fu Ambrogio Zonda (1844-1907), originario di Varese. Sposatosi con Natalina Mari (1851-1879) di Capolago, nei pressi di Varese, ebbe tre figli: Enrico (1871-1925), Emma (1873-1912) ed Emilio (1876-1931) .
Privi di discendenza Enrico, Emma ed Emilio si dedicarono assiduamente alla filantropia. A beneficiare della generosità dei due fratelli fu principalmente la città di Milano. Essi infatti nel dicembre 1913 decisero di finanziare la realizzazione del padiglione chirurgico che ancora oggi è intitolato alla loro memoria e, mentre Enrico destinò cospicue somme al Pio Albergo Trivulzio, oltre che alla costruzione di scuole e asili nelle Puglie e a Varese, Emilio nominò proprio erede universale l'Ospedale Maggiore di Milano.
Tornando ai benefattori dell'Ospedale di Circolo, bisogna ricordare come Emma e Silvio Macchi, che abitarono la villa al Sacro Monte di Varese, edificata per loro su progetto di Lodovico Pogliaghi, furono tra i principali fautori del rinnovamento che durante i primi decenni del XX secolo interessò le scuole per l'infanzia di Varese. L'istituzione degli asili di Bobbiate, Biumo Inferiore e Giubiano, infatti, si deve in gran parte al loro sostegno .
I coniugi Macchi riposano al piccolo cimitero del Sacro Monte di Varese in un monumento realizzato da Lodovico Pogliaghi.

Collocazione

Provincia di Varese

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. dei Sette Laghi

Credits

Compilazione: Castaldo, Clara (2009)

Aggiornamento: Castaldo, Clara (2010)

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