Coro

Capoferri, Giovan Francesco; Lotto, Lorenzo; Belli, Giovanni

Coro

Descrizione

Identificazione: Allegorie

Denominazione: Coro degli ecclesiastici

Autore: Capoferri, Giovan Francesco (1497 ca.-1534), ebanista; Lotto, Lorenzo (1480 ca.-1556), ideatore / disegnatore; Belli, Giovanni (1482 ca.-1530), maestro d'intaglio

Cronologia: post 1523 - ante 1533

Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica

Materia e tecnica: legno di noce / intaglio, intarsio; legno di conifera

Misure: 1080 cm x 1070 cm x 450 cm

Descrizione: Coro formato da un recinto a tre bracci a delimitazione del presbiterio sui tre lati verso la crociera e le navatelle laterali; il braccio centrale è a forma di iconostasi con un parapetto ornato all'esterno da quattro grandi riquadri a tarsia con episodi biblici coperti da pannelli protettivi a tarsia raffiguranti composizioni allegoriche; i due bracci laterali sono anch'essi formati da parapetti decorati all'esterno con riquadri a grottesche ed elementi simbolici ma privi di coperture; tra i pannelli a tarsia sono inseriti pilastrini intarsiati con motivi a candelabra; superiormente al parapetto si innesta un divisorio in legno intagliato formato da bifore sorrette da colonnine e intervallate da pilastrini; il coronamento è dato da un'architrave con fregio intagliato e sormontata da elementi scolpiti con figure mostruose; al centro del braccio centrale e alla congiunzione dei due bracci laterali con l'abside sono poste tre porte lignee con arcate ornate da rilievi circolari con Storie della Madonna; internamente il recinto è costituito da due bancali simmetrici rispetto all'ingresso, ciascuno formato da 13 sedili, divisi da balaustri e da braccioli a forma di animali mostruosi; gli stalli sono decorati da 32 tarsie di soggetto allegorico e da altri riquadri minori.

Notizie storico-critiche: Nel 1522 il Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo decise di dotare la basilica di Santa Maria di un nuovo coro confacente alla progettata pala d'argento e rame dell'altare maggiore e il 18 settembre di quell'anno deliberò di trattare con il legnaiolo e intarsiatore loverese Giovanni Francesco Capoferri per l'esecuzione dell'opera. L'artefice era noto a Bergamo fin dall'anno precedente per aver collaborato con fra' Damiano Zambelli all'esecuzione del coro intarsiato nella chiesa domenicana di Santo Stefano (ora in San Bartolomeo), inoltre il pittore Lorenzo Lotto gli aveva fatto tradurre in tarsia un suo disegno dell'Annunciazione (poi inserita nel bancale del celebrante, cfr. foto n. 904a) e questa dimostrazione aveva convinto il Consorzio ad affidare il lavoro al loverese. Al Capoferri, direttore dell'impresa del coro, fu affiancato il marangone Giovanni Belli di Ponteranica per i lavori di intaglio. Il principale teologo della città, fra Girolamo Terzi, fu incaricato di fornire le "inventiones" da dare ai pittori che avrebbero disegnato i cartoni da intarsiare. Il progetto della struttura del coro fu messo a punto dallo stesso Capoferri che visitò varie città del Nord-Italia per vedere altri cori intarsiati e che nel luglio-agosto 1523 si recò più volte a Milano dal pittore e architetto trevigliese Bernardo Zenale per sottoporgli il modello del coro.
Dopo aver acquisito alcuni cartoni forniti da pittori diversi, tra cui Lotto, Andrea Previtali, Francesco Rosso di Pavia, il 29 ottobre 1523 il Consorzio affidò i cartoni delle tarsie del coro al pittore bergamasco Nicolino Cabrini, di cui non si conosce nessuna opera se non la profilatura di alcune tarsie e che morì poco dopo, nel gennaio del 1524. Il 12 marzo 1524 il Consorzio incaricò dunque Lorenzo Lotto di eseguire i disegni per le tarsie da inserire negli schienali del coro ligneo della chiesa; dopo pochi mesi (2 giugno 1524) gli commissionò anche i pannelli intarsiati ("coperti") che dovevano proteggere le preziose tavolette. Le tarsie principali sarebbero state policrome, mentre i coperti a monocromo: questi ultimi avrebbero avuto come ornamento immagini simboliche in relazione coi contenuti delle "storie" da proteggere. Lotto inizialmente effettuò anche la 'profilatura' delle tarsie, ovvero la loro rifinitura finale mediante stucco nero per i contorni delle figure e con ombreggiatura a fuoco per il chiaro-scuro, ma un contrasto di natura economica frenò la sua disponibilità: il Consorzio non intendeva riconoscergli un compenso maggiore per le quattro tarsie grandi dell'iconostasi. La profilatura fu allora effettuata dallo stesso Capoferri e dai pittori Andrea Previtali, Ludovico da Mantova e Lucano da Imola. Trasferitosi a Venezia nel dicembre del 1525, il pittore continuò a disegnare i cartoni delle tarsie e a inviarle a Bergamo fino al 1532, realizzando complessivamente 35 tarsie con storie bibliche di cui 4 grandi per l'iconostasi e 31 più piccole collocate oggi negli stalli del coro dei laici e nei due bancali del presbiterio; inoltre eseguì 32 tarsie a soggetto simbolico delle quali 28 costituivano i "coperti" delle tarsie istoriate e che oggi sono inserite negli schienali del coro degli ecclesiastici.
La struttura del coro è in legno di noce, salvo l'ossatura in legno di conifera. I primi acquisti di legname risalgono al 1523 (cfr. il "Liber fabrice Chori"): insieme al figlio Alessandro, l'intagliatore Giovanni Belli realizzò i sedili, l'architrave e il cornicione, piedistalli per i sedili e piccoli piedistalli per le colonne, cornici di varia misura anche per i quadri intarsiati. Agli intagli lignei parteciparono anche altri maestri tra cui Pietro Bussolo. Alla morte del Belli nel 1530 i lavori alla struttura lignea erano sostanzialmente finiti, salvo alcuni ulteriori interventi di completamento: nel 1531 fu compiuto, su disegno di Lucano da Imola, un "oratorio" ossia una struttura con inginocchiatoi e panche decorati da tarsie ad arabeschi da mett

Collocazione

Bergamo (BG), Basilica di S. Maria Maggiore

Credits

Compilazione: Civai, Alessandra (2011)

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