Lanterna magica - apparecchio per proiezione - Industria, manifattura, artigianato

Ganzini Namias & C.

Lanterna magica - apparecchio per proiezione - Industria, manifattura, artigianato

Descrizione

Lanterna in lamiera con camino fissata su una tavola in legno. La parete posteriore è incernierata nella parte alta ed apribile. All'interno è inserito un porta lampada con cavo di collegamento alla rete elettrica . Manca la lente condensatrice. Lateralmente è presente uno sportello apribile. Sulla parete frontale è inserito un telaio in legno al quale è fissato un soffietto quadrato in cartone e tessuto e un obiettivo per ingrandimenti con fessura per l'inserimento di diaframmi mobili. Manca il meccanismo che permette la regolazione del soffietto e la conseguente messa a fuoco dell'immagine. Tra lanterna e telaio del soffietto è presente la fessura in cui inserire la lastra da proiettare di formato 13x18cm.

Funzione: Proiezione su parete o schermo, in una stanza oscurata, di immagini dipinte su vetro.

Modalità d'uso: Inserire la lastra impressionata o i disegni nell'apposita fessura e accendere la lampada. La lanterna magica proietta l'immagine (rovesciata e ingrandita) su una parete o su uno schermo appositamente predisposto.

Notizie storiche: Prima dell'invenzione del cinema e della prima proiezione dei Fratelli Lumiere nel 1895, molti erano stati i tentativi di proiettare immagini e movimenti illusori. La lanterna magica fu il primo apparato per proiezione, descritto dal gesuita Athanasius Kircher nel 1646 nel suo libro "Ars Magna Lucis et Umbrae" e dal fisico matematico Christiaan Huygens nel 1956, probabilmente importato in Europa dalla Cina. L'uso della lanterna magica ebbe soprattutto due applicazioni: didattica e di intrattenimento. Inizialmente si proiettavano solo immagini fisse impressionate su lastre di vetro, una alla volta, ma a poco a poco grazie ad invenzioni accessorie, si arrivò a far muovere le immagini, ad esempio facendo scorrere due o più lastre l'una sull'altra. Le lastre in vetro da proiezione vennero dipinte a mano, fino all'inizio del XIX secolo, poi si diffusero produzioni industriali mediante litografie e cromolitografie. Le prime lastre fotografiche appariranno poco dopo l'invenzione del dagherrotipo nel 1849. Le immagini da sole non erano sufficientemente chiare per essere capite dal pubblico ed erano quindi spiegate dall'imbonitore che raccontava le immagini mostrate o la storia narrata dalla sequenza di illustrazioni. Molti altri furono i tentativi che portarono alla nascita del cinema. Nel 1824 fu inventato il taumatropio composto da un dischetto in cartoncino, fissato a due fili e disegnato sulle due facce in modo tale che facendo girare velocemente il disco, le immagini si sovrappongano creando l'illusione di movimento. Nel 1833 Joseph-Antoine Plateau inventò il fenachistoscopio. Consisteva in una ruota fissata su un manico, sulla quale erano praticate delle fessure a intervalli regolari, attraverso le quali guardare. Sul lato interno venivano disegnate delle immagini. Le immagini venivano proiettate su uno specchio. Il movimento veloce della ruota e gli spazi vuoti creavano l'illusione di movimento, sfruttando il fenomeno della persistenza retinica. Lo zootropio, inventato nel 1834 da William George Horner, perfezionò il fenachistoscopio. Di forma simile al fenachistoscopio, prevedeva di utilizzare strisce di carta sulle quali venivano disegnate una serie di immagini. Inserite nel tamburo che ruotava, davano l'illusione di movimento. Le strisce erano necessariamente brevi e non si potevano quindi raccontare storie lunghe ma solo fare esperimenti. Per la visione non era necessario avvicinarsi troppo ed era quindi possibile una visione collettiva. Inoltre, attraverso un sistema di specchi ed un'opportuna illuminazione, era possibile proiettare le immagini su uno schermo. Nel 1878 Emile Reynaud modificò lo zootropio inserendo un prisma di specchi al centro, che permetteva di riflettere e proiettare le immagini su uno schermo. In questo modo ottenne immagini di dimensioni reali. Nel frattempo la fotografia si stava sviluppando e suscitava molto interessa la riproduzione del movimento catturato da scatti in sequenza, che se visti in veloce frequenza si fissavano sull aretina dell'occhio dando l'impressione illusionistica del moto. Nel 1878 Edward Muybridge studiò un sistema per ottenere immagini in sequenza, posizionando macchine fotografiche a distanze regolari azionate da fili di lana tesi che un cavallo in corsa incontrava sul suo percorso. Questa idea venne perfezionata fino ad arrivare all'invenzione della pellicola fotografica di celluloide nel 1882, che permetteva di mettere in serie le immagini fotografiche. Quando Eastmann inventò la perforazione delle pellicole 35mm con 16 fotogrammi al secondo la nascita del cinema fu cosa fatta. Nel 1891 Thomas Alva Edison inventò in kinetoscopio: una grande cassa sulla cui sommità si trovava un oculare. Lo spettatore appoggiava l'occhio, girava la manovella e poteva guardare il film montato nella macchina su rocchetti. Questo apparecchio veniva utilizzato nelle fiere e dutilizzato dietro pagamento di un biglietto. La prima visione pubblica collettiva fu però quella dovuta ai fratelli Lumiere, a Parigi, il 28 Dicembre 1895.

Autore: Ganzini Namias & C. (costruttore) (1892/ 1924 ca.)

Datazione: ca. 1890 - ca. 1910

Materia e tecnica: ferro; ottone; legno

Categoria: industria, manifattura, artigianato

Misure: 23 cm x 53 cm x 44 cm

Collocazione

Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"

Riferimenti bibliografici

Bernardi S. "L'avventura del cinematografo", Venezia 2007

Mariani V. "Guida Pratica della Cinematografia", Milano 1923

Credits

Compilazione: Ranon, Simona (2008)

Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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