Pellicola in rullino APS - industria, manifattura, artigianato

Fuji Photo Film Co. Ltd; Eastman Kodak Co.

Pellicola in rullino APS - industria, manifattura, artigianato

Descrizione

Quattro rullini di pellicola fotografica per stampe a colori con aggiunta di strato magnetico per l'utilizzo con Apparecchi fotografici APS. Ciascun rullino è contenuto in un cilindro in plastica con tappo a sua volta inserito in una scatoletta in cartoncino riportante i dati tecnici della pellicola e il marchio del produttore. Ogni rullino è in materiale plastico e contiene all'interno una bobina sulla quale è avvolta la pellicola e un'apertura dalla quale la pellicola fuoriesce quando inserita nell'apparecchio fotografico ma che protegge dalla luce quando la pellicola non è inserita (dispositivo antiluce). Su una base è presente un indicatore della fase di esposizione in cui si trova la pellicola. Si hanno quattro stadi numerati da 1 a 4 ciascuno con una finestrella di forma diversa che indicano: pellicola non esposta (cerchio), pellicola parzialmente esposta (mezzo cerchio), pellicola totalmente esposta ma non sviluppata (croce), pellicola sviluppata (rettangolo). Si hanno due pellicole Fujicolor Nexia Finegrain 100 da 25 esposizioni, una Fujicolor Nexia All-round 200 da 25 esposizioni, una Kodak Advatix da 40 esposizioni e sensibilità 100ASA. All'interno delle scatole è anche presente un foglietto di istruzioni.

Funzione: La pellicola fotografica è utilizzata come supporto per acquisire e conservare le immagini scattate con una macchina fotografica analogica. Queste pellicole APS sono per stampe a colori. La sensibilità relativamente bassa di queste pellicole le rende utilizzabili soprattutto per riprese all'aperto, in buone condizioni di luce, con soggetti fermi.

Notizie storiche: La sensibilità dei sali d'argento alla luce è stata determinata per la prima volta da J. H. Schulze nel 1727. Solo nel 1816 si hanno i primi tentativi di "disegnare immagini con la luce" utilizzando una camera oscura, da parte di Joseph Nicephore Niepce che diverrà poi uno dei primi fotografi francesi. Niepce inizia i suoi studi utilizzando carta sensibilizzata con cloruro d'argento ma non riesce a rendere stabili le immagini. Saranno Humphrey Davy e John F. Herschel nel 1819 a scoprire che utilizzando l'iposolfito di sodio è possibile fissare i sali d'argento alla carta. Nel 1849 Talbot scopre il procedimento negativo-positivo che riduce il tempo di esposizione e permette di ottenere più copie positive da un negativo. Nel 1851 Frederick Scott Archer inventa il procedimento al collodio umido per la preparazione di lastre fotografiche in vetro. Nel 1879 Eastman brevetta una macchina per emulsionare le lastre. Tra il 1880 e il 1884 viene inventata la pellicola in rotoli: nel 1884 George Eastman brevetta l' "American Film", una striscia di carta sensibilizzata da utilizzare al posto delle lastre. Nel 1889 sempre Eastman inizia a produrre una pellicola trasparente di nitrocellulosa. Nel 1903 inizia a produrre pellicole in bobina con uno strato di gelatina sul dorso per compensare la loro tendenza ad arrotolarsi. Nel 1939 vengono introdotti i primi standard per definire la sensibilità (rapidità) delle pellicole a cura della Associazione di Standardizzazione Americana. Nel 1942 venne lanciata sul mercato la pellicola Kodacolor, il primo negativo per stampe a colori. Nel 1946 è la volta della pellicola invertibile a colori Ektachrome con processo di sviluppo semplificato e che può quindi essere sviluppata in proprio anche dal dilettante. Nel 1947 la Ektacolor prevede anche un sistema automatico di correzione del colore. Alla fine degli anni '40 le pellicole in nitrato di cellulosa (celluloide), estremamente infiammabili e pericolose, vengono sostituite con pellicole in triacetato di cellulosa (acetato). Successivamente verranno sostituite con pellicole in materiali plastici quali il poliestere. Nel 1981 vienne immessa sul mercato da parte della Sony la prima fotocamera digitale, con supporto magnetico al posto della pellicola. Il sistema APS (Advanced Photo System), nacque intorno al 1996 da studi effettuati congiuntamente da alcuni tra i maggiori produttori di fotocamere, in sostituzione del formato 35mm. Fu creato un nuovo formato di pellicola in rullo, più piccolo del 35mm, contenuta in un rullino con una forma particolare che poteva essere inserito nella fotocamera sono in un senso e che non poteva essere aperto dall'utilizzatore. Questo tipo di rullino poteva essere aperto, e la pellicola sviluppata, solo da laboratori specializzati e dopo l'uso la pellicola rimaneva conservata all'interno del rullino stesso. Sul rullino potevano venire immagazzinate, su una banda magnetica posta sul retro della pellicola, alcune informazioni riguardanti le pose: numero della posa, formato, data, titolo, ecc. Tra le varie caratteristiche del sistema APS c'era la possibilità di produrre immagini in tre diversi formati: C "classico" (25.1 x 16.7 mm; rapporto 3:2; formato stampe 4x6" o 10x15 cm); H "HDTV" (30.2 x 16.7 mm; rapporto 16:9; formato stampe 4x7" o 10x18 cm); P "panoramic" (30.2 x 9.5 mm; rapporto 3:1; formato stampe 4x12" o 10x24 cm). La pellicola APS poteva essere sostituita durante l'uso, ad esempio per cambiate condizioni atmosferiche e necessità di usare una pellicola con diversa sensibilità. Questo tipo di rullino portò con sè la nascita di fotocamere che utilizzavano questo sistema: dalle più semplici automatiche a fuoco fisso, ad apparecchi più sofisticati con zoom e sistemi di stampa della data, ecc. Il formato APS è rimasto un sistema di nicchia. L'ampia e veloce diffusione delle macchine digitali, a partire dallalla fine degli anni '90, ha lentamente relegato la fotografia analogica in una nicchia di mercato. Oggi molte pellicole fotografiche stanno scomparendo dal mercato.

Autore: Fuji Photo Film Co. Ltd (progettista/ costruttore) (1934); Eastman Kodak Co. (progettista/ costruttore) (1889/)

Datazione: ca. 1997 - ca. 2001

Materia e tecnica: plastica; cartoncino

Categoria: industria, manifattura, artigianato

Misure: 3.5 cm x 3 cm x 5 cm

Collocazione

Milano (MI), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"

Credits

Compilazione: Ranon, Simona (2009)

Aggiornamento: Iannone, Vincenzo (2011)

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