Pantheon dei Martiri della Libertà

Parmiani, Enrico; Masutti, Antonio

Pantheon dei Martiri della Libertà

Descrizione

Titolo proprio: Filippo Buonarroti

Identificazione: Ritratto di Filippo Buonarroti

Autore: Parmiani, Enrico (notizie 1835-1851), incisore; Masutti, Antonio (1813-1895), disegnatore

Cronologia: 1851

Oggetto: stampa

Soggetto: ritratto

Materia e tecnica: bulino

Misure:

Notizie storico-critiche: La stampa a bulino su lastra d'acciaio, tratta da un un volumetto composto dalle incisioni estratte dai due volumi del "Pantheon dei martiri della libertà italiana" usciti nel 1851 con grande successo di pubblico e stampa, raffigura il rivoluzionario italiano naturalizzato francese Filippo Buonarroti (Pisa, 1761 - Parigi, 1837). Nella stampa sono indicati il nome dell'incisore (Parmiani) e del disegnatore (Masutti).
È probabile che già dal 1787 Filippo Buonarroti fosse entrato nella massoneria. Dopo lo scoppio della rivoluzione in Francia si trasferì in Corsica. Nell'aprile 1794 venne nominato commissario rivoluzionario di Oneglia, città ligure conquistata dai francesi che divenne il un primo crogiolo del sentimento unitario italiano. Nel 1795 venne arrestato e e rinchiuso nella prigione parigina del Plessis. Lì incontrò Babeuf, insieme al quale realizzò il progetto della congiura degli Eguali che però venne scoperta il 10 maggio 1796. Buonarroti, Babeuf e gli altri rivoluzionari vennero perciò arrestati. L'Alta corte di giustizia di Vendòme, il 25 maggio 1797, condannò Babeuf a morte e Buonarroti alla deportazione a vita. Nel febbraio 1803 venne trasferito a Sospello, nelle Alpi Marittime, e da qui, nel giugno 1806, a Ginevra, ormai territorio francese, dove ebbe la possibilità di ricostruire i legami con l'ambiente politico esterno. Già a Sospello il Buonarroti entrò in contatto con la setta segreta antibonapartista dei Filadelfi, setta che poi si fuse nell'unica Adelfia. Intorno al 1818 l'Adelfia si trasformò nella Società dei Sublimi Maestri Perfetti. Il fallimento dei moti napoletano e piemontese del 1820-1821 ruppe le file del settarismo politico: riconosciuta l'opera di impulso del Buonarroti, l'Austria fece pressione sulle autorità elvetiche affinché venisse espulso da Ginevra.
Si recò quindi a Bruxelles dove restò dal 1824 al 1830. In seguito tornò a Parigi, dove lavorò alla tessitura dei rapporti con i rivoluzionari italiani a Parigi, Ginevra, Londra ed in altre città in cui vi erano esuli della penisola italiana.

Collocazione

Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini. Museo dell'Ottocento

Credits

Compilazione: Fracassetti, Lisa (2012); Malenza, Sarah (2012)

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