Compreso in: Monastero di S. Celso - complesso, Milano (MI)
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Chiesa di S. Celso
Milano (MI)
Indirizzo: Corso Italia - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Si trova in fondo ad un giardino chiuso, con una facciata arretrata rispetto all'originaria, che ne ripete lo stile originario, incorporando alcuni elementi, come il portale centrale e gli architravi dei portali minori. L'interno, a cui si accede da una porta sulla navata destra del santuario adiacente, si presenta a tre navate, ma solo le parti retrostanti della chiesa non sono state manomesse. Nel giardino sono conservate tracce delle parti demolite dell'antica chiesa e i sarcofagi del cimitero cristiano
Epoca di costruzione: sec. VIII - metà sec. XIX
Autori: Canonica, Luigi, costruzione facciata
Descrizione
La basilichetta benedettina di S. Celso risulta nota, almeno dall'VIII sec., in località "ad tres moros"( i tre mori), dove già Sant'Ambrogio aveva scoperto, presso un cimitero, i corpi dei martiri Nazaro e Celso.
Nel X sec., si principiano i lavori per la fondazione del monastero di San Celso: il vescovo in carica, Landolfo da Carcano, rientrato in Milano, dopo una insurrezione, decide subito di far gettare la prima pietra per la nuova chiesa e di farsi preparare qui il sacello. Ben presto le opere si bloccano per il rinvenimento delle spoglie del IV vescovo, Castriziano, subito traslato nella chiesa di S.Giovanni in Conca. Vengono usati per l'impresa materiali di riuso trovati in loco, come la stele mutilata, con i due sposi romani divenuta semicapitello.
Ne risulta un impianto a tre navate, ospitante le sole reliquie del martire Celso.
L'idea di giustapporre a questo antico nucleo una nuova e più grande chiesa, scaturisce dalla venerazione della vetusta immagine voluta da Ambrogio e per questo detta Madonna di Sant'Ambrogio, affrescata su una stele in nicchia, ancora visibile oggi (incorporata nell'altare monumentale eseguito nel XVI sec. da Martino Bassi sul pilastro di sinistra sotto la cupola), che diviene di grande popolarità all'inizio del XV sec., a seguito di eventi miracolosi.
Da una ricognizione del 1521, delle reliquie di S. Celso da parte dell'abate commendatario Pallavicino Visconti vescovo di Alessandria, poi implicato in una congiura anti-spagnola, conosciamo lo stato delle reliquie nella chiesa: sono rinvenuti, oltre al corpo di S. Celso, tre vasi con il sangue di S. Celso, le reliquie degli Apostoli e quelle delle vergini Fede, Speranza e Carità. Vengono riposte nell'altare maggiore di S. Celso che consisteva nel sarcofago romano del V sec., racchiuso in una vasca scavata di marmo con una finestrina. Questo fi rinvenuto nel 1777, durante degli scavie presenta raffigurazioni del Vecchio e Nuovo Testamento. La fronte racconta in note essenziali tutta la vita di Gesù, dalla Nascita alla Resurrezione. Il rilievo basso, le figure longilinee, la distribuzione particolare delle figure e la loro peculiarità e carattere staccano questo sarcofago dagli altri noti contemporanei.
Nel 1818 vengono compiuti lavori di sistemazione in San Celso: per dare più luce all' adiacente Santuario, si demoliscono le prime campate di S. Celso che rimane in rovina fino al 1851 quando si fa la nuova facciata in stile romanico: la chiesa in tal modo veniva accorciata e si pensava una nuova facciata, ricostruita utilizzando alcuni frammenti del portale romanico (architravi, cariatidi, rilievi zoomorfi dello sguancio).Restano sul muro tracce delle campate demolite. Una parte dei capitelli (14 pezzi) vanno nella Villa Reale di Monza.
Notizie storiche
La chiesa insiste nell'area di un antico cimitero nel quale, prima della traslazione, erano stati sepolti i martiri Nazaro e Celso. I dati sulle sue vicende edilizie sono assai scarsi. Nel 992 l'arcivescovo Landolfo ii da Carcano vi fondò un monastero benedettino. La basilica romanica sorse ad andamento longitudinale, a tre navate in rapporto 1:2, senza transetto, con abside unica semicircolare, internamente scandita, alla base del semicatino, da un fregio continuo ad archetti. Nel 1430 il duca Filippo Maria Visconti promosse la costruzione, accanto alla basilica, di un piccolo edificio che conservava sull'altare un dipinto con la Madonna di sant'Ambrogio. Alla fine del Quattrocento la fama dell'immagine, alla quale vennero attribuiti diversi miracoli, indusse ad un ampliamento del quale fu incaricato G.G. Dolcebuono (1493).
Nel Cinquecento il santuario fu ulteriormente ampliato e le due basiliche vennero così ad avere le fronti sostanzialmente allineate (quella di S. Celso venne rielaborata in forme barocche nel 1651), mentre al santuario venne anteposto un atrio quadriportico. Questo bipolarismo durò sino ai primi anni dell'Ottocento, quando, adducendo motivi di risanamento, si demolì la chiesa romanica sin quasi all'innesto del presbiterio
(due campate su tre della navata maggiore vennero sacrificate). Nel 1854 Luigi Canonica costruì la nuova facciata "in stile", recuperando il portale originario, a più risalti, con architrave istoriato della seconda metà del xii secolo. Frammenti scultorei di età romanica (in particolare capitelli) e reperti archeologici di epoche diverse vennero immorsati nel muro di delimitazione sud del giardino antistante la chiesa.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)
Aggiornamento: Bianchini, Fabio (2015)
Descrizione e notizie storiche: Cassanelli, Roberto; Ribaudo, Robert
Fotografie: BAMS photo Rodella/Jaca Book; Barbalini, Fabio
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00332/
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