Lombardia Beni Culturali
29

Lotharii I et Lodoici II imperatorum diploma

851 settembre 8, Gondreville.

Lotario I e Ludovico II imperatori confermano la precedente concessione fatta a Ermengarda e Gisla di disporre in usufrutto vitalizio del monastero di <San> Salvatore di Brescia, unitamente alle curtes di Agna, Campora e Sextunum, al monastero <di S. Giustina, già detto di S. Salvatore in Brisciano> edificato in Lucca dal duca Allone, al monastero in Pavia detto Regine <in seguito monastero di S. Felice> , al porto piacentino, all'opedale di S. Benedetto in Montelungo <presso il passo della Cisa> e a un monastero <dedicato a S. Salvatore> sito in Sirmione, con tutte le relative pertinenze; stabiliscono altresì che Gisla, fino a quando rimarrà in vita, disponga in usufrutto e amministri al meglio tutte queste proprietà secondo il dettato della regola di san Benedetto.

Originale, ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 2, perg. XXXI [A]. Copia Odorici, busta 19.3. Regesto Astezati, pp. 293, 534, 617, 629, 650, 651, 674, 678 (alla data 852 settembre 8), 692. Regesto Cristoni, p. 2. Regesto ottocentesco, camicia cartacea di A. Nel verso, di mano del sec. XII-XIII: Preceptum Lodovici et Lotharii ad Gislam | abbatissam sororem et filiam, seguono altre due righe della stessa mano inintelligibili anche con l'ausilio della luce di Wood; altre annotazioni di epoca moderna, tra cui segnatura Astezati: K fil. 1 n. 14 (-4 corr. su 5).

Edizioni: MARGARINI, Bullarium Casinense, II, n. XXXI, p. 26-7 (alla data 841 settembre 8); HEUMANN, Commentarii de re diplomatica imperatricum, p. 39; PORRO LAMBERTENGHI, Codex Diplomaticus Langobardiae, n. 173, coll. 294-95; ORTI MANARA, La penisola di Sirmione, n. VIII, pp. 214-15 (alla data 841 settembre 8); MGH, D. Lo. I, n. 115, pp. 265-66 (M).
Trascrizioni: BAITELLI, Annali historici, pp. 32-3; p. 52 (trad. it.); ODORICI, Storie Bresciane, IV, n. XXVII, p. 41.
Regesto: BÖHMER, Regesta, n. 610; BÖHMER, Regesta imperii, I/1, n. 1147 (1113); BÖHMER, Regesta imperii I, 3/1, n. 79.
Cf. MABILLON, Annales ordinis S. Benedicti, III, p. 15; ODORICI, Antichità cristiane, pp. 11, 16; ID. Storie Bresciane, III, pp. 209-10; ORTI MANARA, La penisola di Sirmione, p. 95; GUERRINI, Sirmione, p. 59 (nota 6); PISTARINO, Le Pievi, I, p. 115 (nota 1); BOGNETTI, La Brescia carolingia, pp. 475-76; VIOLANTE, La chiesa bresciana, p. 1013; VOIGT, Die karolingische Klosterpolitik, p. 190; PANAZZA, La documentazione storica, p. 17; GASPARRI, I duchi longobardi, p. 49 (nota 21); CASTAGNETTI, Le comunità della regione gardense, p. 39; BECHER, Das königliche, pp. 308, 309 (nota 39), 310, 311, 382 (nota 492); WEMPLE, S. Salvatore/S. Giulia, p. 90; HUDSON, Pavia: l'evoluzione urbanistica, p. 248 (nota 113); SETTIA, Pavia carolingia, p. 78 (nota 54); BROGIOLO, Civitas, chiese e monasteri, p. 58; BETTELLI BERGAMASCHI, Seta e colori nell'alto medioevo, p. 82 (nota 51); EAD., Monachesimo, p. 73 (nota 132); PASQUALI, Gestione economica, p. 137; ARDUINO, Antiche memorie, p. 175; RIGOSA, Note e appunti, p. 38; SCHMID, Der Codex, p. 4; LUDWIG, Il codice memoriale, p. 93 (nota 157); TOMEA, Intorno a S. Giulia, p. 93 (nota 157); ANDENNA, Le monache, p. 24; LEGGIO, San Salvatore di Brescia, p. 74 (nota 58); RIGOSA, Per la storia dell'espansione, p. 437; SALVARANI, La struttura territoriale, p. 40; LAZZARI, Una mamma carolingia, pp. 51-2; LA ROCCA, Monachesimo femminile, pp. 128, 130 (nota 60), 131.

La pergamena presenta alcune macchie di umidità e una certa consunzione, nonché alcune modeste rosicature lungo le antiche piegature. Rigatura a secco.
Il diploma, che risulta essere l'unico redatto da Lotario I insieme al figlio Ludovico II e l'ultimo (insieme ad un altro di pari data, cf. MGH, D. Lo. I, n. 116) inviato in Italia, è scritto per intero, secondo Schieffer, dal notaio Hrodmundus. Nell'arenga, l'espressione taliter, ut sepe dicta carissima filia nostra sororque sepe dicti augusti, dum advixerit e la consueta formula della corroboratio denotano dei rimandi testuali al precedente diploma di Lotario (doc. n. 28), senza tuttavia che quest'ultimo debba essere ritenuto il modello per la stesura del presente documento.
Quanto al contenuto, è già stato mostrato da Bognetti come alla metà del IX sec. il monastero di S. Salvatore tornò a rivestire un ruolo di primo piano nell'ambito della nuova politica di Ludovico II (incoronato imperatore nell'aprile dell'850), che aspirava ad estendere il proprio controllo sull'Italia meridionale. A differenza di quanto disposto nel precedente diploma dell'837 dicembre 15 (cf. doc. n. 26), in cui venivano menzionati soltanto i possedimenti settentrionali del monastero, ora Ludovico II recupera tra le proprietà del cenobio alcune curtes e monasteri che rappresentavano importanti anelli di collegamento posti sulla direttiva verso il sud, che nel frattempo erano stati trascurati o perfino ceduti da S. Salvatore (cf. BOGNETTI, La Brescia carolingia, pp. 474-76). Un placito in favore del monastero di S. Maria di Acuziano tenutosi nel gennaio dell'829 fornisce infatti indirettamente la notizia che il cenobio bresciano aveva in precedenza ceduto alcune proprietà, dono della regina Ansa e del re Desiderio, situate nel gastaldato di Rieti (cf. MANARESI, I Placiti del Regnum Italiae, I, n. 38, p. 120).
Per quanto riguarda, in particolare, l'ospedale di S. Benedetto in Montelungo, la prima attestazione della sua concessione al monastero di S. Salvatore è contenuta nel diploma emesso da Adelchi nel 772 novembre 11 (cf. doc. n. 22): nell'elenco delle proprietà del monastero viene infatti nominato tra i monasterias et ecclesias un ente religioso situato in loco que dicitur Montelungo; tuttavia, la notizia dell'esistenza di una struttura ospedaliera vera e propria si ha solo a partire da questo diploma e viene confermata in quelli successivi (cf. docc. 35 e 59), dove figura insieme allo xenodochium di S. Maria. Inoltre, a partire dall'XI, nonostante nei diplomi di Enrico III del 1048 maggio 2 (doc. n. 73) e del 1085 novembre 9 (doc. n. 40) - nonché in quello di Lotario III del 1136 ottobre 9 (doc. n. 121) - l'ospedale venga ancora annoverato tra le proprietà del monastero di S. Salvatore, non è chiaro se il cenobio bresciano ne conservi ancora il possesso, in quanto un diploma di Enrico II del 1014 maggio 12 lo annovera tra le proprietà del monastero di S. Salvatore e S. Benedetto di Leno (cf. MGH, D. H. II, n. 300, p. 373). A questo proposito, alla metà del secolo XI, si ricorda anche una disputa tra il vescovo di Luni e il cenobio di Leno risolta nell'aprile del 1060 grazie all'intervento di papa Niccolò II (cf. KEHR, Italia Pontificia, VI, 1, n. 3, p. 344), il quale riconobbe al monastero il diritto di possesso delle chiese, delle decime e delle altre rendite ecclesiastiche godute da almeno trenta o quarant'anni (cf. E. SALVATORI, Strutture ospedaliere in Lunigiana, pp. 209-10).
Il monastero di S. Salvatore di Agna, probabilmente anch'esso già esistente a partire dal 772, risulta invece annoverato tra i beni concessi, dopo l'848, alla regina Ermengarda a cui spettava anche S. Salvatore di Brescia (cf. MGH, D. Lo. I, n. 102, pp. 242-43).
Sul conte Allone, duca di Lucca e attivo dal 774 al 785, fondatore del monastero di S. Salvatore in Brisciano (poi chiamato di S. Giustina), cf. GASPARRI, I duchi longobardi, pp. 48-9; HOFMEISTER, Markgrafen und Markgrafschaften, pp. 282-83.
Il corretto computo degli anni di regno - per cui cf. nota introduttiva al doc. 26 - concorda con l'indizione settembrina (greca).

(C) IN NOMINE D(OMI)NI NOSTRI IESU CHRISTI DEI AETERNI. HLOTHARIUS (a) ET HLUDOVUICUS (b) DIVINA ORDINANTE PROVIDENTIA IMPERATORES AUGUSTI. DIGNUM EST, UT IMPERIALIS CELSITUDO, CUM OMNIUM FIDELIUM SUORUM UTILITATIBUS CONSULIT, MAXIME EORUM CONVENIENTER ET STUDIOSE | praevideat et curam gerat honoribus, qui sibi (c) vinculo consanguinitatis adstricti artius fore cernuntur. Igitur omnium fidelium Sanctae Dei Ecclesiae ac nostrorum praesentium futurorumque noverit sollertia, quia quondam (d) amantissima coniunx nostra praedicti Hludovuici | augusti genetrix Hirmingardis, dum adviveret, nostram petiit celsitudinem, ut ei et filiae nostrae Gisle in vita eorum confirmaremus monasterium, quod est constructum in honore Dei et salvatoris nostri Iesu Christi infra muros Brixiae, sicuti et fecisse noscimur. Sed | ea de hac luce recedente placuit nobis denuo auctoritatis nostrae litteris idem praeceptum (1) renovare (e) atque confirmare in nomine memoratae filiae nostrae Gisle, sororis scilicet memorati Hludovuici augusti, taliter, ut cum omnibus cellis et senodochiis | seu curtibus ad iamdictum monasterium aspicientibus, Alina scilicet, Campora, Sextuno, monasterium in Luca, quod Allo dux edificavit, et monasterium in Papia, qui vocatur Regine, et portum Placentinum (f) cum hospitale Sancti Benedicti in Montelongo necnon | et monasterium situm in Syrmione (g) vel cetera quaeque a praedictum monasterium pertinentia taliter, ut sepe dicta (h) carissima filia no[st]ra sororque sepe dicti augusti, dum advixerit, cuncta, quae supra dicta sunt, firmiter obtinere usuque fructuario | dominari possit. Unde et hos apices pari consensu fieri censuimus, per quos firmiter sancimus et statuentes decernimus, ut, quemadmodum praedictum est, universa, quae praescripta sunt, ad praefatum monasterium pertinentia Gisla filia nostra, | quandiu in hac erumnali luce manserit, teneat, habeat atque possideat et ordine fructuario gubernet atque disponat vel secundum regularem institutionem sancti Benedicti, prout melius valuerit, iuxta Dei voluntatem regat, postposita longe | cuiuslibet controversia vel inquietudine, eo dumtaxat tenore, ut, si nos sepe dicte filiae nostrae superstites fuerimus, nostrae dominationi iam fatum monasterium cum omnibus ad se pertinentibus reservetur. Unicuique vero (i) successorum nostrorum interdicimus et sub | divina invocatione contestamur, quatenus, si ipsa nobis supervixerit, nihil ex hiis, quae in hoc scripto continentur, illi minuere vel auferre mol[i]a[tur]; quod si fecerit, optamus atque omnimodis inprecamur, ut huius rei rationem Deo universorum iudici rectoru(m)que (j) | rectori et domino dominorum plenissime (k) reddat. Praecepta interea, quae nostra sunt auctoritate firmata de stipendiis sororum inibi D[eo] militantium, volumus, ut fixa et stabilia pertnaneant per tempora succedentia sine ulla immutatione. Et ut haec | nostrae confirmationis auctoritas pleniorem in Dei nomine obtineat vigorem, manibus propriis subte[r] eam firmavimus et anuli nostri [impressione adsignari] iussimus.
SIGNUM (MF) HLOTHARII SERENISSIMI AUGUSTI.
SIGNUM (MF) HLUDOVUICI GLORIOSISSIMI IMPERATORIS.
(C) HRODMUNDUS NOTARIUS AD VICEM HILDUINI RECOGNOVI ET SUBSCRIPSI. (SR) (SI)
Data .VI. id(us) sept(em)b(ris), anno Christo propitio (l) imperii domni Hlotharii pii imperatoris in Italia .XXXII. et in Francia .XII., indictione .XV. Actum Gundulfi villa, palatio (m) regio. In Dei nomine. Feliciter, amen.


(a) Christi - Hlothariu- su rasura.
(b) -ludowcus su rasura.
(c) -s q(ui) s- su rasura.
(d) -ia quon su rasura.
(e) Segue et (nota tironiana), come pare.
(f) Portum Placentinum su rasura, scritto da altra mano.
(g) A Srrmione.
(h) Segue f cassata mediante dilavamento volontario dell'inchiostro.
(i) vero su rasura.
(j) -u- corr. da a, come pare.
(k) -enissima su rasura.
(l) p- corr. da i.
(m) Su p- e -l- macchia di inchiostro non dovuta a correzione.

(1) Cf. doc. 28.

Edizione a cura di Gianmarco Cossandi
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

Informazioni sul sito | Contatti