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522. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 agosto 21 Quinzano d'Oglio

Francesco Sforza esprime al podestà di Piacenza il suo disappunto per le parole e i gesti offensivi fatti contro di lui da Giacomo Stanga e da quei di Caravaggio: non tollera che i suoi Officiali siano comunque vilipesi, perché chi offende loro offende il duca.

Potestati Cremone.
Cum summa displicentia havemo intexo per tue lettere dele inhoneste et ilicite parole usate verso de ti per messer Iacomo Stanga et quelli da Caravatio et deli bruti cigni t'hanno facto. Et perché niuno maiore displicere possiamo ricevere che sentire li nostri offitiali essere villipenduti et villanigiati et similiter niuno maiore piacere che quando sentiamo sono reveriti et ubediti, te scrivimo et dicemo che, essendote facta, nì dicta cosa veruna chi sia contra la dignitate del'offitio tuo, nì debi fare ogni punitione rechiede la rasone, senza havere respetto ad persona del mondo, sia chi si voglia, perché reputemo che li mancamenti se fanno contra nostri offitiali siano facte contra nuy, et d'ogni correctione sarà facta de simile persone n'haveremo contentamento et piacere passando cum la via dela iustitia. Ex nostris felicibus castris apud Quinzanum, die xxi augusti 1452.