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1097. Francesco Sforza a Ludovico da Lugo 1452 novembre 4 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza rimprovera Ludovico da Lugo per il comportamento denunciato dagli ufficiali di Pavia che regolano le entrate della città e per le minacce verso sua sorella Lisa.

[ 263r] Comiti Ludovico de Lugo, et cetera.
Dilecte noster, dali nostri officiali de Pavia, quali hanno a regulare le nostre intrate de quella citade, havemo recevuto una lettera dela quale ve mandiamo la copia qui inclusa, ad ciò che vediate quanto ne scriveno deli vostri honesti portamenti che usati verso loro, et ve mandiamo (a) etiandio dicta copia de lettera, perchè vogliamo tucte quelle cose ne sonno referite pertinenti ali facti vostri ve siano note, perchè intendemo che più tosto habiate caxone de dolerve de voy medesimo che de veruno altro quando ve fusse dicta o facta cosa non grata. Et per certo, conte Ludovico, nuy non possemo far che non ne meravigliamo et dogliamo sommamente de voy, che in voy sia sì poca contine(n)tia a non portare nì obedientia nì reverentia alcuna ali officiali nostri, ma più tosto ve sforzati a dirli villanie et a menazarli, et non solo a loro, ma etiandio a Lisa, nostra sorella, perchè pur devete havere tanto intellecto et tanta continentia in voy de pensare et iudicare che queste desobedientie et de(s)honestate che havete usate contra la dicta Lisa et li nostri officiali, le usate contra nuy et l'honore nostro: che quanto queste cose ne debiano piacere, el lassiamo iudicare a voy medesmo, certificandove, però, che nuy intendemo che, da poy ala divina clementia è piaciuto che noy habiamo a regere et governare questo nostro dominio de' essere nuy el segnore finchè a Dio piacerà, nì comportare ad persona veruna, et sia chi se voglia, che viva meno che honestamente et iustamente, et credati (b) l'animo ne sta ancora più turbato che non monstriamo con queste parole. Nuy ve admonemo et recordiamo che de qui inanzi ve vogliate portare cum li nostri officiali altramente che non havete facto fin qui et volere obedire et stare contento ala raxone et a golderne el vostro, perchè ve advisamo che, se nuy haveremo più de queste lamente, non poremo fare che non ne chiamiamo mal contenti de voy. Ex castris nostris apud Calvisanum, die iiii novembris 1452.
Iohannes.

(a) mandiamo in interlinea.
(b) Segue che nuy ve dicemo queste parole con la bocha ma depennato.