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2118. Francesco Sforza a Pietro da Lonate (1453 giugno 16 "apud Senigham").

Francesco Sforza si compiace con Pietro da Lonate, commissario di Tortona, per la pace raggiunta tra i gentiluomini e i contadini in conformità al parere del Consiglio segreto. Lo informa della disponibilità del Colleoni per fornire una scorta per condurre l'erbe a pagamento. Ritiene che la richiesta fatta a loro da parte del condottiero di un contributo per due opere non sia esagerata, considerato il beneficio che se ne avrà.

[ 448v] Petro de Lonate, commissario Terdone.
Habiamo recevuto la toa littera et inteso quanto ne scrivi dele cose de là, dele quale restiamo avisati, et non accade dire se non che, dove tu scrive dela quiete hai posta fra li gentilhomini et vilani secundo el parere del nostro Consiglio secreto, dicemo ne piace et te ne comendiamo, et cossì te carichamo ad perseverare in quella et ad tenere bono concordio fra loro et eciamdio nele altre cose accaderano lì. Siamo contenti te governi (a) et faci secundo el parere d'esso prefato Consiglio nostro, al quale haverai recorso et scriverai tucte le occurentie dellà, perche intenderano meglio queste cose che nuy et provederano più celeremente de nuy secundo li bisogni, perché nuy siamo occupati in queste cose de qua, siché non poderessemo troppo facilmente attendere ad tale cose.
Ala parte che quelli nostri citadini et homini se condogliono perché quelli del magnifico Bartholomeo Coglione non gli vogliono fare la scorta per condure a casa l'erbe soe, se non hanno pagamento da loro, dicemo che nui scrivemo ad esso magnifico Bartholomeo in modo che siamo certi adiuterà ad fare quanto per luy serà possibile, siché poderai confortare dicti citadini et homini ad darse de bona voglia, perché seranno adiutati. Ala parte che essi se graveno perché el magnifico Bartholomeo li rechede el pagamento de doe opere, dicemo che a nuy pare che dicti homini non se doveriano agravare, perché questa non è troppo grande spesa, non pagandose più che soldi cinque per opera, et puoi che dicte opere se sonno commutate in nostro benefitio et non in suo, siché vogliamo li induchi ad pagare dicte opere voluntere, da puoi che, già per altre, te scripsemo che per casone de guastatori, non dovesse dare impazo veruno ala cità. Insuper te avisamo como per questa hora havemo recevuta un' altra toa lettera per la quale ne scrive del'havere dato li guastatori al prefato magnifico Bartholomeo, al che non accade dire altro, se non che hai facto bene et te ne comendiamo. Data ut supra.
Bonifacius.
Iohannes.

(a) Segue secundo depennato.