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2133. Francesco Sforza ad Andrea da Correggio e a Gracino da Pescarolo, referendari di Pavia 1453 giugno 20 "apud Senigham".

Francesco Sforza si duole con il milite Andrea da Correggio e con Gracino da Pescarolo, referendari di Pavia, per la mancata esecuzione dell'ordine loro ripetutamente impartito di far avere a Giacomo Scrovegni le entrate di Gambarana, Cairo, Sparavara e Serpente perché lo Scrovegni possa mantenersi in vita. Ribadisce l'ordine e, nel caso che tali entrate fossero già state consumate, devono attingere ad altri denari.

Egregiis virìs domino Bartholomeo de Corrigia militi, et Gracino de Piscarolo referendariis nostris Papie.
Ne marevigliano pur assai che, havendove tante volte scripto et commesso che facessevo respondere et dare liberamente al nobile homo Iacomo Scrovignio l'intrate deli lochi del Cayro, Gambarana, Sparavara et Serpente, quale noi gli havemo assignato aciò possa substentarse et mantenersi la vita, non l'habiate anchora facto, né exequito, quanto per quelle nostre ve scripsemo, del che non possiamo se non agravarse de voi grandemente che non siati più prompti ala executione dela voluntà nostra. Et perché [ 452v] è nostra intentione che dicto Iacobo omnino habia dicte intrate, ve comandiamo et volemo che ge le fazati dare liberamente et senza contradictione alchuna et, se per caso dicte intrate fossero spese et consumate, volimo che de qualunque altre dinari, debiati far contento dicto Iacomo, siché non habiamo ad recevere più lamenta. Data apud Senigham, die xx iunii MCCCCLIII.
Bonifacius.
Iohannes.