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493. Francesco Sforza al podestà, comune ed uomini di Viqueria 1452 aprile 26 Milano.

Francesco Sforza chiede al podestà, comune e uomini di Voghera di non fare sì che Armano, ebreo di Pavia, possa lamentarsi del comportamento di alcuni di loro verso l'ebreo Angelo e suo padre Abraam, di Voghera. Vuole che si rispettino i capitoli fatti con gli ebrei e li avverte che un diverso atteggiamento è riprovato da Luchina dal Verme oltre che da lui la cui volontà è che gli ebrei possano vivere in sicurezza.

Prudentibus viris potestati, communi et hominibus Viquerie dilectis nostris.
Dilecti nostri, ne ha exposto con querella Armano ebreo, habitatore della cità nostra de Pavia, che essendo luy participe nel banco de Angelo ebreo, figlolo de Abraam, habitatore de quella terra de Voghera, pare che ad esso Angelo sia menazato per alcuni de vuy homini, cossì nella persona como nella roba sua, et anche gli siano facti alcuni insulti et demonstratione de offenssione; che invero ad nuy pareno acti non iusti né honesti, anzi ne sonno molto dispiaciuti. Pertanto ve carichamo et stringemo che contra dicto Angelo et Abraam, suo patre, nella robba loro non debiati fare né commettere cossa alcuna illicita né molesta, ymmo lassarli vivere con loro usanze et consuetudine, sì per respecto deli capituli facti con loro, quali debitamente se degono observare, sì etiandio perché nostra intentione è che caduno iudeo possa vivere nel paese nostro securamente. Altramente fazendo, ne faresti cossa che molto ne despiaceria, [ 111r] et ve rendiamo però certi che questi tali modi servati per vuy contra el dicto ebreo procedano contra el consentimento dela magnifica nostra affine madona Luchina; siché vogliati servare tal cosa che non faciati vergogna alla signoria sua nì a nuy. Data Mediolani, die xxvi aprilis MCCCCLII.
Iohannes Antonius.
Iohannes.