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817. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza 1452 agosto 25 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza si dispiace con il fratello Alessandro del comportamento degli uomini di Melzo e afferma di non credere a quanto detto da Giacomo d'Arquà di un suo fante. Ha saputo poi da Giovanni da Pandino che a Lodi sono in corso trattative, e che di notte quattro persone, travestite da frati, sono usciti dalla città e, traghettati da un ortolano, hanno passato l'Adda poco lungi dal campo sforzesco; in tal modo si comporta anche un nipote di Polo Bracco. Se è a conoscenza intervenga perché non riescano i piani nemici. Gli ordina infine di impedire che si faccia il ponte a Cerreto, progettato dai nemici.

[ 198v] Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, havimo inteso quello ne scrivi de quelli sonno ad Melzo che stanno in garra et non attendeno ad quello bisogna per li facti dellà, et cetera; dicemo che ne rencresce, ma dove se trova Antonio da Landriano bisogna se facia così et non porria esse altramente. Ala parte de Iacomo d'Arquate, de quello ha dicto quello fante suo non ne credemo niente, perché siamo certi luy è homo da bene et fidele. Pur havemo caro di havere inteso quanto tu scrivi.
Preterea in questa hora è venuto uno da Pandino, quale ne dice che in Lodi è tractato et che uno chiamato Iohanne da Pandino mena et pratica questo tractato, et che una de queste nocte ussirono fuora de Lodi per le mure quatro homini stravestiti ad modo de frati et passarono Adda de zà, che ussirono fora questi quatro per lo muro verso Adda dopo la fornace; et uno ortulano lì passò Adda cum lo burchiello nel mezano, dove eramo nuy a campo, quando eramo lì a campo per li Milanesi. Siché uno nipote di Polo Bracho è ussito fuora et pratica questa cossa anchora luy. Se questo è de ordene et saputa tua, habi cura non sii inganato; non siando de tua saputa, anchora vogli provedergli per forma non rescano li pensieri ali inimici del parente de Polo Bracho; non credimo, salvo che costuy non lo dicesse per inimicitia. Madona Iohanna de Aymerico de San Severino, quale è lì, te informerà de questo Iohanne de Pandino et in summa che ha in le mane questo Iohanne da Pandino; fai savere el tucto de questa materia. Vogli subito avisarne del recepimento de questa et del provedimento haveray facto. Ex campo nostro apud Quinzanum, die xxv augusti, hora noctis iiii.
Ceterum nuy intendimo che li inimici vogliono fare uno ponte de colone socto (a) Cerecto. Pertanto, essendo cossì, vogli vedere de turbarli con quello gato è lì, che non lo possano fare, et ulterius far fare un altro gatto, perché non dubitamo con questi duy gatti se gli vetterà che non lo faranno. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.
Dupplicata die suprascripto et postea dupplicata in dicto loco die 28 augusti, hora xvii, delata per Michaelem de Muzano cum addicione inserta.
Post data è venuto Michele de Muzano; per lui havemo inteso quanto per toa parte ne ha dicto. A bocha gli havimo dicto quanto bisogna; però non dicimo altro se non che subito per triplicati messi ne advisi del tucto, et cetera.
A margine: Cifra.

(a) Segue quello de depennato.