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1126. Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni, a Moretto da Sannazzaro e a Sagramoro da Parma 1453 febbraio 4 Milano

Francesco Sforza avverte Bartolomeo Colleoni che ha preso ai suoi servizi l'uomo d'arme Paolo Penzamato, che ritorna nell'Alessandrino e nel Tortonese per esercitare l'officio del capitaneato. Siccome teme di essere preso dai nemici, il duca vuole che, se ciò accadesse, lo difendano come uomo d'arme, perché in tal caso non sarebbe costretto a pagare la taglia del riscatto. Se non venisse rilasciato come uomo d'arme, ordina che, catturando qualche nemico, non lo si rilasci fino alla liberazione di Paolo e lo si tratti allo stesso modo con cui lui viene trattato. In uguale forma si è scritto a Moretto da Sannazzaro e a Sagramoro da Parma, condottieri ducali.

[ 417v] Magnifico viro Bartholomeo de Colionibus, armorum capitaneo nostro dilectissimo.
Paulo Penzamato, quale novamente havemo tolto alli nostri servicii per homo d'arme, retornalà in quelle parte del'Alexandrino e Terdonese per exercire l'officio del suo capitaneato, et perché dubita porria essere preso et venire nelle mane delli inimici, volemo che, quando il caso gli intervenesse, lo debiati defendere como nostro homo d'arme, perché, cossì facendo, non porria essere constrecto, secondo la bona usanza, a fare taglia alcuna. Et in caso non fosse relassato como homo d'arme, volemo che, capitandove per le mane alcuni d'essi inimici, li (a) debiati retenire non relassandoli finch'el dicto Paulo fosse ancoraluy relassato liberamente senza taglia né pagamento veruno, et tractarli loro como tractarano luy. Ex Mediolano, iiii februarii 1453.
Leonardus.
Iohannes.
In simili forma spectabilibus viris domino Moretto de Sancto Nazario, militi, et Sacramoro de Parma, nostris armorum ductoribus dilectissimis.


(a) Segue debiti depennato.