Registro n. 13 precedente | 249 di 1330 | successivo

249. Francesco Sforza a Francesco Capra 1452 marzo 8 Milano

Francesco Sforza accusa ricevuta della lettera di Francesco della Capra in cui gli riferisce che quei conestabili rifiutano di stare in quei luoghi se non viene loro aumentato il soldo, adducendo il maggiore caro vita di quel posto, il che non è vero: stanno peggio quei che sono a Cassano o a Comazzo e si dimenticano che se anche lì il frumento costasse cinquanta ducati, loro hanno la biada a zero ducati. Distribuisca ai fanti i denari avuti da Genova in modo che abbiano, come hanno avuto fino al presente, di che vivere e comandi che non si allontanino da quell'impresa senza licenza ducale.

Francisco della Capra.
Havemo recevuto la toa littera et inteso quanto ne scrivi de quello te hanno dicto quelli conestabili, che non voleno stare più in quelle parte, si tu non gli davi denari, et cetera. Dicemo che ne maravigliamo grandemente de tal parlare, et parene grandissimo torto perché, como tu say, li nostri provisionati che stanno a Cassano et ad Cumazo, stanno molto pegio che non stano loro là. Et perché dicano hanno caro vivere, dicemo che tanto seria et è ad loro, che la somma del furmento valesse là cinquanta ducati, havendo loro della biava per suo vivere, che non gli consta niente, quanto se valesse qua uno soldo la somma. Concludendo te dicemo che se se partirano de quella impresa, gli daremo ad [ 76r] intendere haverano facto male ad essere partiti senza nostralicentia. Siamo certi che da Zenova tu haveray havuto denari, quali poray dare alli dicti fanti, siché commandaragli che, per quanto hanno caro la gratia nostra, non se debano partire da quella impresa senza nostralicentia et tu provederay che habiano da potere vivere, como hanno havuto per fin adesso, accioché habiano casone restare più contenti. Data Mediolani, viii marcii 1452.
Zaninus.
Iohannes.