Registro n. 13 precedente | 260 di 1330 | successivo

260. Francesco Sforza a Corrado Sforza Fogliani 1452 marzo 11 Milano

Francesco Sforza scrive a Corrado Sforza Fogliani, luogotenente di Alessandria che il suo cancelliere ha frainteso quello che gli ha detto, e cioè che non può fare per lui diversamente da quello che fa per gli altri a causa delle pesanti spese che deve affrontare. Quanto all'andare da lui, faccia quello che gli pare. Non riesce a capacitarsi che quei fanti dicano, dopo aver ricevuto duecento ducati e la loro tassa, di non poterci stare senza provvisione e, nondimeno scrive agli ambasciatori ducali a Genova che gli mandino cento ducati. Faccia avere a Francesco Capra l'allegata lettera e, siccome probabilmente è a Genova, dica al cavallaro che, qualora non lo trovasse altrove, porti la lettera a Genova.

[ 79r] Magnifico fratri nostro carissimo Conrado de Foliano, locumtenente Alexandrie.
Inteso quello hay scripto a nuy et a Cicho, dicemo ch'el tuo cancillero non ne ha bene inteso, et per non haverne bene inteso, non te ha possuto dare ad intendere la mente nostra. Nuy gli dissemo che eramo contenti fare a ti quello faciamo alli altri nostri, et che non te possemo fare altro per le grande et intollerabile spese, quale havemo et per dovere provedere alli altri nostri, como faciamo. Et cossì te dicemo de novo che non possemo fare se non como é dicto. Alla parte del tuo venire da nuy, remettiamo al'arbitrio tuo che tu faci como te pare. Che quelli fanti non gli possano stare senza provisione, ce maravigliamo, perché hanno pur havuto ducento ducati et la taxa soa. Nondimeno scrivemo alli nostri ambassatori a Zenoa che gli debiano mandare cento ducati, et cossì siamo certi faranno, interim vogli confortarli habiano patientia et non voglino abandonare la impresa. L'alligate de Francisco Capra volimo gli mandi, et perché forse se ritrovarà a Zenoa, volemo commetti al cavallaro gli le porti là quando non lo trovasse altroe, acciochè più facilmente possa mettere ordine al facto del denaro. Data Mediolani, die xi marcii 1452.
Irius.
Cichus.