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39. Francesco Sforza a Giovanni Feruffini 1452 gennaio 11 Lodi

Francesco Sforza dice a Giovanni Feruffini che, volendo procurare danno ai Veneziani lo si procurerebbe con levare loro il commercio, ha pensato al modo di trasferire tali utili ai propri amici, proponendo che i cittadini si accordassero di mandare ogni anni almeno sei navi in Siria e nel Levante per avere tanto cotone e spezie quanto ne hanno da Venezia e si facesse in modo che tali navi nell'andare e nel ritornare toccassero un porto pisano e quelle che vanno in ponente toccassero il Lazio. In tal modo i Genovesi sarebbero il tramite per la merce richiesta sia in Lombardia che in Toscana, godendo dei noli e dei relativi vantaggi. Sollecita Giovanni a parlarne di ciò con chi vuole. Se i Genovesi aderissero al progetto, mandino qui qualcuno bene informato per discorrerne con l'ambasciatore fiorentino.

Domino Iohanni Ferufino.
Perché, como sapeti, uno di grandi mali se possa fare a Venetiani si è alevarli el fare delle mercantie, delle quale grande summa consumano in le terre nostre et ne cavano grandi emolumenti, et desyderamo piutosto che li amici nostri habiano questo utile, perhò ne andava per la mente che facilmente se poteria provedere a questa facenda cum grandissima utilità de quelli cittadini, in questo modo che le robe quale se consumano in Lombardia havesseno de gabellali cinque per cento; et seria tanto maiore la summa che gli venirebe che a quella città ne seguiria utilità grandissima. Et ulterius che quelli citadini se obligasseno almancho mandare ogni anno in Soria et Levante sey nave, accioché li nostri merchadanti havesseno certeza de potere havere di cottoni et specie como hanno da Venesia, et che dicte nave in l'andata et ritornata tochasseno porto Pisano, et cossì potesseno tochare Latio loro nave vanno in ponente per l'altre mercantie. Et tucte le robbe scarichasseno a Pisa pagasseno a Zenoa la medesma gabella, pagarebeno 19r l'altre robbe andasseno a Zenoa per Lombardia, con quelle condictione et oblighi se rechiedeseno che non fusseno robbe d'altri che di Fiorentini. Et per questi modi et per deli altri che se ricordariano li nostri subditi haveriano dele merchantie per la via de Zenoa et de Pisa, et saria da fare ordini et leze che non potesseno venire le robbe per la via de Venesia. Et cossì farebeno Fiorintini quando se intendesse questo devere reusire per effecto. Et, cossì facendo, Zenoesi sariano quelli per chi mane ogni cosa se farebe, et non tanto quello se consumasse in Lombardia, ma etiandio in Toschana haveriano le gabelle a Zenoa et le loro nave haveriano li nolli et li aviamenti de suoy citadini. Pertanto volemo che ragionati de queste cose con qui ve pare et le mettiate in praticha, et mettendo gli Zenoese el pensiero, como crediamo, poterano mandare qua uno a pieno informato de queste cose a praticarle insieme con lo ambassatore fiorentino. Ma volemo comenzate vuy a metterle inanze, et av(i)saritine dela resposta che ve farano et anchora del parere loro col quale ce conformaremo, perché siamo certi serà fondato in summa prudentia et provedimento de cadauna delle parte. Data Laude, die xi ianuarii 1452.
Cichus.