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41. Francesco Sforza al doge di Genova 1452 gennaio 11 Lodi

Francesco Sforza si rivolge al doge di Genova perché non dia applicazione alla minacciata rappresaglia contro i Parmensi per rendere giustizia a un suo suddito da loro derubato. Premesso che la rappresaglia viene concessa, lo Sforza fa presente che i cittadini di Parma giurano di non aver avuto mai notizia di tale reato e puntualizzano che lo stesso derubato non ha fatto richiesta di ciò, chiede che non si proceda alla sanzione minacciata che significherebbe cessazione di scambi commerciali da Parma a Genova e da Genova a Parma con conseguenti danni per le entrate genovesi e sforzesche. Si assicura che se il suddito genovese comparirà, gli si renderà giustizia con rito sommario.

Domino duci Ianue.
Ne hanno significato li nostri citadini Parmesani essere avisati dala vostra excellentia como ha concessa represaglia contro essi Parmesani per cagione de uno subdito dela vostra signoria quale se dice essere stato robbato in Parmesana già più mesi passati, del che dicti nostri citadini alquanto se gravano, dicendo che simile represaglie se soleno concedere quando cui denegatur iustitia, affirmando et adiurando loro may non havere potuto havere notitia delli robatori, et che anche quello vostro subdito ha facto pocha o nulla instantia de questo. Il perché, attento che noy havimo sempre strictamente comandato a nostri officiali che in simili casi faciano ogni bona diligentia per correzere simili excessi et che, quando se trovano, se punischano cum ogni asperità, proferendose etiam se quello dice essere robbato, venirà de far fare ogni subtili indagine per trovare li malfactori se possibile serà. Et etiam, consyderato che, concedendo la vostra excellentia dicta represaglia, cessariano le merchantie da Parma a Zenoa et de Zenoa a Parma, che seria pur manchamento alle intrate vostre et nostre, confortiamo et pregamo la vostra excellentia che non voglia procedere a tale concessione de represaglia, proferendose, como havimo dicto, de fare fare ogni rasone sumaria et expedita al vostro, s'el venirà. Data Laude, die xi ianuarii 1452.
Cichus.