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420. Francesco Sforza a Melchione da Parma 1452 aprile 30 Milano

Francesco Sforza risponde a Melchione da Parma, castellano della rocca di Castellazzo e gli dice di aver scritto al podestà di là di sospendere la costruzione del muro verso la rocca finché suo fratello Corrado arriverà là per intendersi con lui sul da farsi. Lo informa che si trattengono a lui due paghe, così come si fa con tutti gli altri. Gli fa presente che alla Banca dei soldati si riscontrano dei mancamenti nelle mostre fatte, per cui deve mandare uno dei suoi che ne dia spiegazioni. Quanto alle sue paghe, i Maestri delle entrate straordinarie hanno disposto che gli vengano, secondo il suo desiderio, pagate lì.

[ 138v] Dilecto nostro Melchioni de Parma, castellano arcis Castellacii.
Havimo inteso quanto tu ne hay scripto. Dicimo che havimo scripto là ad quello potestà et homini che non tireno più ultra quello muro che fanno stare verso quella rocha finché Conrado, nostro fratello, sia. Siché como luy serà gionto là, fa che te intendi cum luy et provedati a quanto bisogna. All'altra parte dicimo che ad ti se retengono doe page, cossì come se fa universalmente ad tucti li altri, siché de questo non te devi lamentare. Ancora per qui, alla Bancha delli nostri soldati ti se trovano alcuni mancamenti in le monstre che ti sonno state facte; vogli mandare qui uno deli tuoy che intenda il facto tuo et (a) che sappi como passa. Alla parte delle toe paghe li nostri Maesti ex(tra)ordinarii hanno ordinato che te siano pagate lì, como tu rechiedi, siché non dicimo altro. Data Mediolani, ultimo aprilis 1452.
Persanctes.
Cichus.


(a) et in interlinea.