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586. Francesco Sforza ai nobili Spinola 1452 agosto sine loco

Francesco Sforza ribadisce ai nobili Spinola, che tengono le fortezze a Lucullo, gli ordini impartiti. Li ha ammoniti a non dare aiuto a banditi e a rapinatori, eppure palesemente fanno il contrario a Busalla e Arquata. Raffaele e Paolo Adorno se ne vanno per i loro castelli, con grandi lagne del doge. Li avverte che se proseguiranno a comportarsi in tal modo egli interverrà.

Nobilibus de Spinulis de luchulo castra tenentibus.
Sapeti che habiamo facto ligha et bona confederatione cum lo illustre signore misser lo duxe de Zenova et cum quella magnifica comunità, et debiamo havere mutuatamente li amici per amici et inimici per inimici, et cossì debiamo dal canto nostro servare. Sapeti ve habiamo per nostre littere più volte admoniti, et poy ultimatamente facto admonire per Francesco Capra, nostro famiglio, che non dovesti dare recepto, transito, victualia, adiuto né favore a veruno bandezato et inimico del prefato duxe et comunità; pur intendiamo che continuamente li bandezati et robbatori da strata che robbano li nostri et altri, hanno conversatione, transito et recepto nelle terre vostre et maxime in Buzala et in Arquà alla bella palexe, il che quanto ne debbia piacere pensatilo vuy. Depoy novissamente habiamo inteso domino Raphael Adorno, Paulo Adorno essere passati, recevuti et acompagnati per quelle vostre castelle da vostri homini et da alcuni de vuy ancora, et de ciò assay s'è gravato el prefato signore domino lo duxe, dil che molto più [ 204r] ancora se maravegliamo et dolimo, né sapemo altro che dire, excepto che fati pocha stima de nuy. Per la qualcosa ve dicemo cossì: se per l'avenire intenderimo che servati li modi haveti servati fin a mò in dare adiuto, favore, conseglio, passo, recepto, victualie né compagnia ad inimico veruno del prefato duxe et delo stato presente de Zenova, non ve maravegliate se nuy gli provederimo et per forma spiacerà ad qualcheuno, ricordandovi che vogliamo mantenere et lo illustre duxe et el presente stato de Zenoa a tucto nostro potere et sapere. Et qualuncha offenderà ad esso offenderà a nuy proprii; et questa sarà l'ultima admonitione che ve intendimo de fare. Ex felici exercitu nostro apud ************, die ****************.