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630. Francesco Sforza agli armigeri, agli stipendiari e ai conestabili di Giovanni dalla Noce 1452 settembre 5 apud Quinzanum

Francesco Sforza scrive agli armigeri, agli stipendiari e ai conestabili, già della squadra di Giovanni dalla Noce certo che avranno inteso della cattura del traditore Giovanni dalla Noce, loro condottiero, di cui hanno conosciuto quali e quanti sono stati i meriti, come sanno del loro buon trattamento e del valido servizio da loro prestatogli e come sia stato giusto punirlo per l'atto commesso contro lo Stato sforzesco. Ordina che con tutti i cavalli, carriaggi e le cose loro si rechino da lui nel modo che indicherà loro Lancillotto da Figino, cancelliere ducale. Presteranno poi in mano di detto Lancillotto giuramento di fedeltà.

[ 221v] Armigeris, stipendariis et conestabilibus, olim de comitiva domini Iohannis della Nuce.
Vuy havereti inteso la presa de quello traditore, domino Zohanne dalla Noce, vostro conductero, del quale havete questa volta possuto molto bene comprendere quanti et quali siano stati li meriti suoy, del nostro bono tractamento et del vostro bene servire verso deluy, che quanto sia iusto doverIo punire, lo doveti consyderare; il perché havemo scripto et ordinato là quanto bisogna ch'el non sialassato impunito de sì enorme fallo quale haveria ordinato contra de nuy. Perhò confortiamo vuy dal canto vostro a stare di bona voglia et sperare molto meglio et senza comperatione ve habiamo ad tractare nuy che non ha facto esso domino Zohanne per quello tempo ve ha havuto ad rezere et governare. Al che, volendo del presente fare deliberatione, ve caricamo et stringemo vogliate vuy cum tucti li vostri cavalli, carriazi et cose vostre venirvene qui da nuy senza altra indusia, secondo Lanzaloto de Fighino, nostro cancelario, quale è dal canto delà, più largamente ve dirà informato della intentione nostra, certificandovi che, gionto sareti qui, darimo sì facto ordine et modo al facto vostro che havereti a remanere bene contenti et satisfacti da nuy, et in mane d'esso Lanzaloto prestareti giuramento de fidelità, secondo luy ve rechiederà, et cossi gli credereti quanto alla persona nostra prorpia. Ex castris nostris apud Quinzanum, die v septembris 1452.
Christianus.
Cichus.