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632. Francesco Sforza a Nicola Soderini 1452 settembre 7 apud Quinzanum

Francesco Sforza risponde alle due lettere di Nicola Soderini, oratore di Firenze; alla prima non rispose per la preoccupazione di quanto gli aveva riferito lo stesso Giudobono e di quanto gli aveva scritto circa l'invio di un uomo del duca per la vertenza fra il doge e Giovanni Filippo Fieschi. Ha preso atto di quanto gli ha accennato dei balestieri, di cui aveva chiesto un pronto invio al doge. L'incertezza di Guglielmo di Monferrato sulla decisione da prendere era dovuta al fatto di essere in attesa dei risultati sia delle mene di Giovanni dalla Noce che delle intese con quelli della rocca di Cassine. Se dovesse resistere avrebbe contro il Bayli di Asti e le truppe sforzesche. Il duca nei pressi di Quinzano aspetta il fratello Alessandro, che dopo la sconfitta nel Lodigiano deve provvedere a rimettere in sesto i suoi uomini.

[ 222v] Magnifico tanquam fratri et amico nostro carissimo Nicola Soderino, oratori Florentino Ianue.
In li dì passati recevessemo la vostra de dì xx de agosto, portata per Antonio Guidobono, nostro secretario, et noviter havimo havutal'altra de dì primo del presente. Al che respondendo, dicimo che se alla prima vostra non havimo data resposta, como saria stato lo desiderio vostro, è proceduto perché tucta volta siamo stati in pensiero dappoy la venuta d'esso Antonio per quello ne ha referito luy, etiandio per quello ne haveti scripto vuy de mandare uno nostro là per le differentie sonno fra quello illustre signore duxe et misser Zohanne Filippo dal Fiescho, accioché fraloro havesse a seguire bono accordio et intelligentia per acconcio et bene delle cose dellaliga nostra. Ne sforzaremo de acelerare (a) el mandare de questo tale nostro quanto sia possibile, quale haverà da nuy commissione de intenderse cum nuy in ogni cosa per sequire quanto sarà da (b) a fare.
Havimo ancora inteso quanto ne haveti scripto per la dicta vostra ultima de quello che haveti agitato là, et maxime, circalo facto delli balestreri, della qual cosa ve lodiamo et commendiamo grandemente perché haveti facto quello che convene ad ogni persona da bene, et ve rengratiamo de tanto amore et affectione che ne demonstrati in esse vostre littere quanto sapimo et possimo, benché per experiential'habiamo molto bene cognosciuto, confortandove, licet ne parà superfluo, ad prosequire, como haveti facto fin qui, perché ne fareti cosa molto grata et accepta, benché fareti pur el facto vostro medesmo.
Alla parte delli balestreri dicimo che in li dì passati lo illustre signore duxe ne dete piena notitia de questo facto, et cossì nuy gli respondessimo rengratiando la signoria soa et pregandola che da poy haviva facta questa deliberatione, che gli piacesse mandarne subito li dicti balestrieri. Siché ve pregamo et confortamo vogliate solicitare che siano mandati presto, como siamo certi che fareti.
De quello ambassatore è deliberato là mandare da nuy, remanimo avisati. Aspectarimo, et intenderemo quello vorrà dire, et cum luy tenerimo quelli modi che ne haveti ricordati, li quali a nuy sonno piaciuto, et de quanto haverimo sequito cum (lui), ne darimo notitia.
[ 223r] Delle (cose) de Alexandrina siamo certi che ne havereti inteso. Et perché ne intendati ancora meglio, ve advisamo che se lo signore Guilielmo è restato fin al presente de venire ad accordio cum nuy, la casone è stata per certo tractato havia cum sì messer Iohanne dalla Nuce, nostro conductero, che era in Alexandrina, et per certa intelligentia che luy haviva in la rocha de Cassine; ma ad ogni cosa havimo bene proveduto, perché, non havendo voluto nostro signore Dio consentire tanto male, gli è piaciuto che questa cosa n'è stata revelata. Et cossì havimo facto pigliare lo dicto messer Iohanne et ordinato ch'el sia impichato per la golla in mezo della piaza de Alexandria, como merita, per exempio et terore delli altri che havesseno volontà de malefare. Della rocha de Cassine ne siamo molto bene assecurati in modo che ne possimo dormire securo, et senza alcuno dubio, né sospecto. Siché crediamo pur ch'el signore Guilielmo, siando fuora de queste speranze, como l'è, debbia venire al'acordio cum nuy et, pur quando restasse, se gli farà tale guerra per lo Bayli, governatore de Ast et per li nostri che sonno in quelle parte, ch'el non se ne vorria may essere impazato.
Delle cose (c) de qua siamo certi che per altra via ne havereti inteso, pur nondimeno ve avisamo che nuy siamo qui presso Quinzano et aspectamo Alexandro, nostro fratello, lo quale per quello damno receuto l'altro dì insieme cum quelle altre gente che sonno in Lodesana, lo facimo remettere in ordine cum tucte quelle gente, et subito sarà impuncto, puoy se voltarimo in loco per exequire alcuni nostri designi et pensieri, che speramo de farve sentire delle cose che ve piacerano. Ex castris nostris apud Quinzanum, die vii septembris 1452.
Persanctes.
Cichus.


(a) de acelerare in interlinea.
(b) da in interlinea.
(c) Segue siamo depennato.