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634. Francesco Sforza ai nobili, al capitano, al referendario e al castellano di Tortona 1452 settembre 8 apud Quinzanum

Francesco Sforza scrive ai nobili, al capitano, al referendario e al castellano di Tortona di non credere che i cittadini siano spauriti per quel che è successo a Giovanni dalla Noce, che ha avuto quel che si meritava, e ad Antonio Zoppi, che avrà quel che lo farà pentire del suo tradimento. Oltre a quanto farà lui, constateranno come interverrà il re di Francia contro Guglielmo di Monferrato. Per loro maggior sicurezza ha disposto che da Milano sia mandato lì un valentuomo con fanti e schioppettieri. Quanto a Ferracuto, lo mettano in fondo della tore con i ferri ai piedi o lo trasferiscano in un'altra fortezza. Nessuno gli parli all'infuori di colui che gli dà da mangiare.

[ 224r] Nobilibus viris, capitaneo, referendario et castellano nostris Terdone.
Havemo veduto quello ne haveti scripto per una vostra, data a vii del presente, alla quale, respondendo, dicemo che, quantunque sia seguito de domino Zohanne dalla Noce et de Antonio Zoppo, quello scriveti non ne pare perhò che quelli citadini nostri siano cossì stremiti, nì dubitano de quelle parte delà, perché nuy restiamo molto contenti ch'el facto de domino Zohanne dalla Noce sia passato in la forma che l'è et faremo per modo ch'el se ne retrovarà malcontento. El simile dicemo de Antonio Zoppo, quale, in breve tempo faremo pentire del tradimento suo, como vedereti per effecto, recordandovi che, ultra quello faremo nuy dal canto nostro, havereti veduto, alla receptione de questa, quello farano dellà le zente del serenissimo re de Franza contra el signore Guilielmo in nostro favore, et siamo certi farano in modo che quelli nostri citadini restarano liberi da quello affano nel quale se retrovano de presente. Nondimeno acciò restati più securi, havemo scripto et ordinato a Mediolano che ve sia mandato lì uno velenthomo cum alcuni fanti et schiopeteri, como scriveti. Resta adonque che confortati quelli nostri cittadini a stare di bona voglia, perché in pochi dì gli levaremo questo afano della mente.
Alla parte de Feraguto dicemo, acciò vivati più securi de facti suoy, che vuy lo debiate mettere in uno fondo de torre, overo in uno altro loco forte, cum uno paro de ferri alli pedi in modo non se ne possa fugire, nì anche parlarli alcuna persona, se non uno delli vostri fidati, quale gli darà da manghiare. Ex castris nostris apud Quinzanum, die viii septembris 1452.
Irius.
Iohannes.