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689. Francesco Sforza al doge di Genova 1452 settembre 19 apud Quinzanum

Francesco Sforza risponde al doge di Genova di aver ricevuta la sualettera con cui si dice contento di appianare la controversia fralui e Giovanni Filippo Fieschi, e gli ricordala promessa di intervento per la osservanza di tale intesa. Come gli ha confermato Sceva de Corte, oratore milanese, lo Sforza gli ribadisce la sua convinzione che Giovanni Filippo si atterrà a quanto promesso, ben sapendo che, se mancasse di parola, egli troverebbe nel duca di Milano el maiore inimico havesse al mondo. Lo ringrazia per l'invio dei balestrieri. Ripensando al comportamento di Luigi di Valperga e di Daniele Arrighi ripete quanto egli ebbe già modo di dire che, cioè, se essi si fossero attenuti agli ordini dei loro sovrani, l'accordo con i signori di Monferrato sarebbe già stato segnato da un mese, mentre essi non mirarono che a conciare li facti del signor Guilielmo e desfare li nostri. Lo Sforza si dice in partenza alla volta di Brescia e lo esorta a stare di buona voglia; lo accerta di essere stato messo sull'avviso del movimento delle galee veneziane, che, fa osservare, devono ancora spostarsi in quel di Napoli per congiungersi con quelle del re d'Aragona. Come gli ha già fatto sapere, si associa al re Renato per caldeggiargli l'acquisto del sale di Provenza, anziché di quello del re d'Aragona.

[ 248v] Illustri domino duci Ianue.
Havemo recevuto le littere della illustre signoria vostra de dì xiii del presente et ben inteso tucto quello ne scrive, alla quale, respondendo, et primo, alla (lettera) che la ne scrivi, per li nostri conforti et persuasione, essere contenta de acconzare ogni differentia vertisse fra essa signoria vostra et Zohannefilippo dal Fiesco, dove se contene che la excelsa comunità de Fiorenza et nuy siamo obligati promettere, per la signoria vostra et per nuy, che quello ve convenereti et promettereti insieme l'uno l'altro sarà observato, dicemo che ne havemo havuto grandissimo piacere e contentamento, et rengratiamo la signoria vostra che, a nostra contemplatione e conforto, sia mosta a fare questo accordio cum Zohannefilippo, perché dava pur turbatione alle cose dellà. Et cossì de novo ne (a) confortiamo et pregamo la signoria vostra, como anche gli havemo mandato a dire per misser Seva da Corte, nostro oratore, perché ne pare sia da contendere con li inimici et non con li amici, nuy siamo contenti per la parte nostra de promettere per la signoria vostra et per luy che quello sarà promesso, sarà atteso. Et siamo certissimi che, dal canto suo, la signoria vostra observarà ogni cosa como scrive, né ancora dubitamo deluy, ch'el non attenda ciò che prometterà, pur, quando non attendesse, certificamo la signoria vostra che gli daressimo ad vedere gli fossemo el maiore inimico havesse al mondo.
Alla parte delli balestreri, rengratiamo la signoria vostra quanto a nuy è possibile, et cossì tucti quelli magnifici citadini, certificandola che nuy havemo tanto carala venuta de questi balestreri quanto al mondo se potesse dire; et non dicemo altro, perché siamo certi debbiano mò essere partiti per venire via. Quando siano venuti in campo, speramo farne sentire bone novelle alla signoria vostra.
Alla parte delle cose de Monferrato, havemo inteso quello ne scrive la signoria vostra et quanto ne conforta allo accordio, et cetera. Recordandone il beneficio ne vene a seguire alla signoria vostra et a quella magnifica comunità et a nuy, primo, rengratiamo la signoria del conseglio et ricordo ne dà, quale havemo inteso molto volentera et a nuy è stato gratissimo, perché ne pare la signoria vostra ne recorda il bene nostro proprio. Ma certificamo la signoria vostra che da nuy non è manchato né mancha, [ 249r] perché continuamente siamo voluti condescendere alle cose honeste et rasonevele. Et se Aluyse de Valperga et Daniel de Arigho, ambassatori delli serenissimi re de Franza et re Renato, quali forono da nuy per dicto accordio, havesseno in questo facto quello doviano fare et como havevano in commissione dalli prefati serenissimi re, non dubitamo puncto questo accordio saria facto già è uno mese passato, maloro se sonno portati como hanno voluto, et non como saria stato debito del (b) honore suo, sforzandose pur de volerne mettere tremore più che non bisognava per conciare li facti del signore Guilielmo et desfare li nostri, et ad volerne indure ad consentirgli delle cose delle quale ne saria seguito grande damno, incarricho et manchamento de reputatione. Et per li effecti se vederano della mayestà del Re de Franza, se comprenderà chiaramente che costoro hanno facto contrala commissione haviano dalli prefati serenissimi Re, siché da nuy non è mancato né mancarà may de venire alle cose honeste e raxonevele. Ma confortiamo la signoria vostra a stare di bona voglia et de bono animo, perché nuy ad ogni modo havemo a vincere et, seguendo lo accordio o non, ad ogni modo le cose (c) de qua et dellà haverano a passare benissimo, como più largamente havemo a bocha dicto et conferito col magnifico vostro ambassatore, il quale per sue littere ve advisarà de tucto. Nuy domatina ne partimo et andamo verso Bressa, siché staghi la signoria vostraleta et de bon cuore, che speramo fargli sentire prestissimo de qua cose che gli piacerano. Et perché delle cose ne accadeno et accaderano havimo conferito et conferiremo ************ con dicto vostro ambassatore, perhò non extendemo più ultra, perché siamo certi luy haverà advisato la signoria vostra del tucto.
Della bona volontà de quella magnifica comunità alli adiuti nostri et delli consegli facti remanimo advisati, de che rengratiamo essa signoria vostra, certificandola che quella ferma speranza havemo in la signoria vostra et in quella magnifica comunità che havemo nelle cose nostre proprie, per li effecti ne havimo continuamenti veduto.
Alla parte delle gallee de Venetiani, advisatala signoria vostra dengono andare ad unirse a Neapoli con quelle del Re, et cetera, restamo advisati, al che non facemo altra resposta, che speramo con la gratia de Dio conzare in uno dì le cose de qua et dellà che starano bene. Ceterum, como havemo per altre scripto alla signoria vostra, la mayestà del re Renato ne ha molto strecto che vogliamo scrivere alla signoria vostra et a quella magnifica comunità et pregare che, como [ 249v] el sale se leva per quella magnifica comunità nel territorio del Re de Ragona, se voglialevare da Provenza, dove, dice, se ne haverà megliore mercato. Siché de novo confortamo et pregamo la signoria vostra voglia farli suso pensiero et volere piutosto dare lo acconzo et utile de questo sale alla mayestà del re Renato che del Re de Ragona, maxime havendosi per megliore mercato et megliore sale de Provenza che d'altrove, como siamo informati. Il che sarà a nuy gratissimo et lo reputarimo facto a nuy stessi. Ex castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xviiii septembris 1452.
Zanettus.
Cichus.


(a) ne in interlinea su ve depennato.
(b) Segue loro depennato.
(c) Segue nostre depennato.