Registro n. 13 precedente | 787 di 1330 | successivo

788. Francesco Sforza a Pietro da Lonate 1452 ottobre 9 apud Lenum

Francesco Sforza in risposta alla lettera di Pietro da Lonate, commissario di Tortona, gli contesta che quella città non può non essere fornita di biade, perché per tucto intorno è biade assay. Quanto ai provisionati della cittadella, se detti provvisionati vogliono qualcosa, lo facciano sapere a donna Bianca Maria e ai Maestri delle entrate che, sapendo il da farsi, vi provvederanno. Il duca vuole che Ferracuto sialiberato solo quando sarà certo che Piergiorgio, nipote di domino Moretto e Paolo Penzamatto sono stati liberati e condotti in luoghi sicuri. Si stupisce della sua richiesta di centociquanta fanti, quando gli sforzeshi campeggiano i n terre monferrine. Se la richiesta fosse motivata dalle seccature che danno quei di Pozolo, vuole che rassicuri quelli di Tortona che, qualora fosse necessario, prenderebbe provvedimenti opportuni.

[ 288r] Egregio dilecto nostro Petro delonate, commissario Terdone.
Havimo ricevuta toalettera de data ii del presente et inteso quanto scrivi. Respondemo, primo, alla parte che quella citade sia male fornita de biade, et cetera, dicemo che ne maravegliamo et non pò essere questo, et biada non pò mancare lì, perché per tucto intorno è biade assay et de ogni hora se ne ponno fornire quelli che non ne havessero.
Alla parte siano mandati li denari per li provisionati della citadella, dicemo che non intendemo quei denari né sapemo che vogliati dire. Se dicti provisionati vogliono cosa alcuna, mandano a Mediolano (a) dalla illustre nostra consorte madonna Biancha et alli Magistri nostri del'intrate, che sonno informati et sanno quanto hanno a fare, perché loro gli provederano.
Ceterum, volimo che ogni volta che domino Moretto te scriva et mandi a dire che luy sia securo che Pierozorzo, suo nepote, et Paulo Penzamatto siano lassati et liberati, che alora tu faci liberare Ferraguto, ma prima intendete cum misser Moretto, como de sopra è dicto, prima che sialassato dicto Ferraguto.
Alla parte che mandiamo in quella città cento e cinquanta fanti, et cetera, dicemo che ne maravegliamo adimandi questo, perché dellà li nostri campegiano et sonno (b) a campo alle terre del signore Guilielmo, siché non è dubio de inimici. Et se dicesti che quelli da Pozolo ve danno impazo, dicemo che quelli homini da Tertona porriano, bisognando mettergli il campo, non tanto che habiano a dubitarsi deloro, ma quando bisognasse faressemo ogni provisione opportuna. Ex castris nostris apud Lenum, die viiii octobris 1452.
Postdata. Intendemo, como de sopra è dicto, che tu sii certo e chiaro prima che sialassato Ferraguto, che Pierozorzo e Paulo Penzamatto siano liberati e relaxati et in soalibertà et siano conducti in li loci nostri, siché siano in loco securo et sì chiaro et securo che non sii ingannato et che non (c) te siano date parole. Ex castris nostris felicibus apud Lenum, die x octobris 1452.
Ser Iohannes de Ulesis.
Cichus.


(a) a Mediolano in interlinea.
(b) Segue a torno depennato.
(c) non in interlinea.