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860. Francesco Sforzaa a Rainaldo de Dresnay 1452 ottobre 24 apud Calvisanum

Francesco Sforza, premesso un ringraziamento a Rainaldo de Dresnay, milite, regio luogotenente generale e governatore di Asti, per la sua andata al Castellazzo, lo sollecita a fare, anche con gli uomini sforzeschi, qualche cosa contrale terre de inimici. Ha visto quello che scrivono il marchese del Monferrato e suo fratello Guglielmo reclamizzando i danni fatti ai sudditi sforzeschi, per cui i Bergamaschi e i Bresciani vengono citati per l'abilità dissezionatrice di un gran numero di nemici, mentre ai Veneziani vien dato il vanto d'aver dato buone batoste ai militari ducali per cui se n'ebbe un tripudio di feste Per smentire tali menzogne ricorda che, dopo essersi accampato a Calvisano, da lì dilagò e prese Carpenedolo, Acquafredda, Remedello e Visano, tutte terre tenute dai Veneziani.

Magnifico tanquam fratri et amico nostro carissimo domino Raynaldo de Dresnay militi, regio locontenenti generali et gubernatori Astensi.
Per littere de Iob, nostro fameglio, et delli nostri sonno ad (a) Alexandria, havemo inteso como la magnificentia vostra è venuta cum tucti li suoy al Castellazo, della qualcosa restamo molto contenti e consolati et ne rengratiamo sommamente essa vostra magnificentia. 316v Resta mò che la magnificentia vostra, una cum quelli altri nostri, se fazi qualche cosa contrale terre de inimici. Nuy non ve recommendiamo altramente li homini de quella nostra terra et le cose loro, nì etiandio a proseguire alli damni delli nostri inimici, perché nuy ne rendiamo certissimi che le cose nostre et lo bene nostro non vi sarano altramente care e recommendate che ve sonno quelle della mayestate del Re de Franza et vostre proprie. Appresso nuy havemo veduto certe littere che hanno scripto el marchexe de Monferrato et signore Guilielmo, per le quale dicono havere havuto adviso como certe gente bergamasche et bressane hanno facto grandissimo damno ad una parte delle nostre gente, et con esserne stati tagliati a pezi uno gran numero et, ultra questo, che nuy semo stati ropti per le gente d'arme delli Venetiani, et cetera, che per certo ne semo maravegliati che se siano mossi dicti signori a far fare falodii e feste et scrivere per tucto nel modo hanno scripto cossì legieramente le bosie et quelle cose che non forono may vere. Ma nuy estitimamo, como etiandio la magnificentia vostra deve per la soa prudentia consyderare molto bene, che costoro hanno facte queste novelle ad arte per confortare li loro subditi et per impaurire e refreddare la magnificentia vostra ad non farsi inanze contraloro né proseguire la guerra contrali loro paese, como quelli che cognoscono essere conducti al extremo et non cognoscono havere altro remedio nì adiuto, non ma adiutarse con bosie como megli(o) possono. Et accioché la magnificentia vostra intenda li nostri progressi et che al signore Guilielmo possiate respondere alla soaletteralargamente con scrivergli la propria et mera veritate, ve advisamo como nuy cum tucto lo nostro exercito venessemo a campo a questa terra de Calvisano, la quale subito havessemo, et cossì, in questo proprio allogiamento, havemo havuto Carpanedolo, Aquafredda, Remedello e Visano, quale se tenevano per Venetiani, et tucte sonno terre grosse e forte, et fornite de victualie et gran copia de stramo, et maxime questa terra in la quale è tanto grande et tanto piena de victualie et strami che gli porremo habilmente iiii mila cavalli questo inverno. Non hieri, mal'altro ancora, siando venute in queste campagne de Montechiaro alcune 317r squadre delli inimici, hebbero a fare facto d'arme cum alcuni della nostra fameglia de casa et forono per li dicti nostri ropti et seguitati fin nel campo loro, et restarono presi circa Ix cavalli d'essi inimici. Ancora, li nostri sonno corso fin nel laco de Garda et messo in combustione et ropta tucte le parte della rivera de Salò, avisando essa vostra magnificentia che nuy siamo in la campagna de Montechiaro, quale è delle maiore campagne de Italia, dove non è pur uno arborsello. Li inimici stano in uno locho chiamato Ghedi, loco molto forte de sito et forteza, et non fanno altro, et se per loro non mancarà, nuy cercaremo de havere a fare cum essi in questa campagna, quale è loco commune al'una parte e al'altra. Cernede in lo campo loro arrivarono circa mille cinquecento, le quale poy se sonno partite, et ne hanno mandate alcune in certe terre che tengono in queste frontiere. Siché questo è lo damno et ropta havemo recevuto, della quale quelli nostri inimici ne hanno facti tante feste e falodii. De quello seguirà ve advisaremo. Data in nostris castris (b) felicibus nostris apud Calvisanum, die xxiiii octobris 1452.
Iohannes Antonius.
Iohannes.


(a) ad in interlinea su in depennato.
(b) Segue ducalibus depennato.