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891. Francesco Sforza al luogotenente e al referendario di Alessandria 1452 novembre 8 apud Calvisanum

Francesco Sforza richiama il luogotenente e il referendario di Alessandria ad attuare quanto avevaloro ordinato e, precisamente, a Giorgio de Annone, impone che dia a quei poveri di Cassine sistemazione, non in chiese, come ha fatto lui, ma dia stantie negli immobili requisiti ai ribelli, e, al referendario, del pari comanda di avvalersi dei beni dei ribelli per ottenere il pane e il vino che deve amministrare a quella stessa gente per un mese. Intesisi entrambi su quanto detto loro, vuole che si rendano conto di quanti sono rimasti, dopo la partenza di coloro che hanno fatto ritorno alle loro case. Siccome Enrico, fratello dell'uomo d'arme ducale Cimarosto di Cassine, sostiene che da certo Simone Merlano, attualmente presso Guglielmo di Monferrato, gli è stata tolta della sua roba che aveva a Cassine, ha chiesto di venirne risarcito con quella di Simone, quantunque essa non sia equivalente alla sua. Se realmente così fosse, il duca ingiunge loro di metterlo in possesso dei beni, mobili e immobili di Simone, siano presenti in città o altrove. Lo informino, alla fine di quello che avranno eseguito.

Locontenenti et referendario Alexandrie.
Se ricordiamo altre volte havervi scripto a tucti duy, l'uno seperato dal'altro, che tu Zorzo dovesse providere a quelli poveri da Cassine de stantie ydonee, dove possesseno stare, et tu, referendario, provederli de pane e vino per uno mese per docento boche. Et perché intendemo non gli haveti proveduto a niuna de queste cose, et maxime che tu, Zorzo, gli hay date le stantie in le chiesie, secondo essi homini ne hanno facto dire, pertanto siamo contenti e volimo che tu, Zorzo, debbi mettere dicti homini da Cassine in le stantie de quelli sonno facti rebelli de quella nostra città, et tu, referendario, tuore tanti di beni d'essi rebelli che possi providere a questi poveri homini per uno mese, secondo se contene per l'altre nostre signate de nostra propria mano. Et vi intendati vuy duy a questa cosa, perché siamo certi che, al'havuta de questa, havereti mandata ad effecto la nostra crida secondo la commissione nostra, et havereti veduto quali sarano retornati a casa e quali sarano restati. Apresso, perché Henrico, fratello de Cimarosto, nostro homo d'arme da Cassine ne dice che per uno Symone Merlano, quale è apresso el signore Guilielmo, gli è tolta tuctala robba soa che haveva in Cassine, et per restoro suo ne ha domandato la robba d'esso Symone, benché la non sia equivalente alla soa, il perché volimo debiati havere informatione de questo, et (a) essendo cossì como luy dice, siamo contenti ch'el mettiati alla possessione de tucti li beni d'esso Symone, tanto mobili quanto immobili, et tanto de quelli che sonno in quella città nostra quanto ch'el havesse sotto el dominio nostro. Et queste doe cose curati de ex(e)quirle cum effecto, avisandone como havereti facto, mandandone ancoralalista de tucti li beni che havereti applicati alla Camera nostra. Ex castris nostris apud Calvisanum, die viii novembris 1452.
Iacopo Rivoltella.
Iohannes.
Post data. Nuy intendemo che tu, Zorzo, debbi mettere dicti da Cassine in qualche una de quelle stantie delli rebelli, dove te parerà che possano stare, e non in tucte. Ancora volimo che vuy duy debbiati fargli careze et bono vulto quanto ve sia possibile et tractarli bene tucti quanti. Item che tu, referendario, debbi dare uno pare de calze alla divisa nostra a questi duy presenti latori, chiamati l'uno Baptistino Buzo e l'altro Petro da Ozimiano. Data ut supra.
Iohannes.


(a) et in interlinea su che depennato.