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939. Francesco Sforza al vescovo di Novara 1452 novembre 25 Gambara

Francesco Sforza ricorda al vescovo di Novara, conte e consigliere ducale, di avergli scritto perché cercasse di convincere Bartolomeo dalla Porta a rinunciare al canonicato che ha in San Lorenzo a Genova, che il genovese Andrea Bugasio chiede per suo figlio, ricambiando il rinunciatario con un'annua pensione corrispondente alla quota che riceve dal beneficio. Il duca avverte il prelato che a detto Andrea egli è tenuto a fare qualsiasi favore per come s'è portato e porta in li facti nostri a Genova. Si dice, perciò, stupito del suo silenzio alle lettere di Sceva per questo caso, dando a divedere che, da parte sua, non si e adhibita quella diligentia che se convene, sì per lo volere nostro e sì per la opportunitate delli facti nostri. Si dia da fare e scriva a lui e a Sceva come si è impegnato.

Reverendo in Christo patri domino episcopo Novariensi et comiti, nostro consiliario dilectissimo.
Per più nostre littere ne recordiamo havervi scripto per bene nostro e per casone importantissima volesti adoperarvi che misser Bartholomeo dalla Porta fosse contento renunciare uno suo canonicato ha in Sancto Laurenzo da Zenova, lo quale potesse impetrare lo spectabile doctore domino (a) Andrea da Bugasio, citadino Zenovese, per uno suo figliolo cum annua pensione da essere data per lo dicto domino Andrea al predicto domino Bartholomeo de tanto quanto ello cava de presenti, overo possa cavare, excepta residentia dello dicto canonicato. Et questo perché esso domino Andrea s'è portato e porta in li facti nostri a Zenova, in modo che gli siamo tenuti a fare ogni favore e bene ad [ 344r] nuy possibile. Et ve scripsemo sopra ciò vi volesti intendere cum misser Sceva, nostro oratore, il quale mò essendo venuto da nuy ne dice havervi scripto de questa materia per intendere lo effecto della operatione vostra e may non gli haveti scripto in resposto, dil che ne maravegliamo, parendone in ciò per vuy non essere adhibita quella diligentia che se convene, sì per lo volere nostro e sì per la opportunitate delli facti nostri. Adoncha de novo ve incarricamo e stringemo lo vogliati fare et advisare nuy et lo dicto domino Sceva de quanto sarà seguito e facto per vuy, se haveti carala gratia nostra, perché ne fareti troppo singulare a piacere. Ex Gambara, die xxv novembris 1452.
Persanctes.
Cichus.


(a) Segue Scev depennato.