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1355. Francesco Sforza a Gandolfo da Bologna s.d.

Francesco Sforza esprime a Gandolfo da Bologna il disappunto per non avere fatto quanto ordinato dal fratello Alessandro alle genti d'arme del Parmense di passare nel Bresciano per contrastare l'attacco nemico, sottolineandogli anche l'assenza di molti uomini. Vuole che si rechi dagli uomini e ordini loro di stare pronti ad ogni richiesta di Alessandro, richiamando gli assenti a un immediato rientro e di questi gli dia una notizia scritta indicando dove si trovano.

[ 335r] Gandulfo de Bononia.
Tu dei havere inteso (a) como Alexandro, nostro fratello, debe havere ordinato et comandato ac tucte le gente d'arme nostre lozate im Parmesana che si debiano mectere inseme et passare im Bressana per oviare ogni insulto, quale vogliano fare li inimici; novamente siamo advisati da esso Alexandro che le gente usano una grande negligentia et tardità nel passare et che in le squadre nostre lì mancano de molti homini d'arme. Pertanto, meravigliandone et dolendone de questa loro tardità, ti conmictiamo che, alla ricevuta de questa, se non sarano passati, debii montare accavallo et andare ad trovare tucte et admonirle et conmandarli, per quanto hanno cara la gratia nostra, che debiano stare unite et non partirsi dalli soi lozamenti, et cavalchare ogni volta che saranno rechieste dal prefato Alexandro, o d'altri per sua parte. Et perché deliberamo che tucti li homini d'arme che mancano in le dicte squadre gli debiano ritornare, volimo che togli in scripto il nome de tucti quelli che mancano et ove sonno, et gli scrivi che subito debiano ritornare cum li altri, et anche neli mandi per in scripto ad noi aciochè, non venendoli loro, gli possiamo provedere.

(a) Segue che depennato e come aggiunto.