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170. Francesco Sforza al commissario di Parma. 1452 febbraio 3 Milano

Francesco Sforza dice al commissario di Parma di aver provveduto al suo caso con una provvisione mensile di 120 fiorini, inadeguata a quella che meriterebbe e, sebbene la natura dell'ufficio non lo richieda, che avesse per il periodo di sei mesi un vicario nella persona di Angelo da Viterbo, cui egli dal suo salario passerà venti fiorini mensili. Gli fa presente che città e distretto sono molto divisi per cui occorre grande discrezione comportandosi sempre correttamente e allo stesso modo con tutte le parti. Gli raccomanda un buon rapporto con il podestà e il suo vicario non invadendo la sua giurisdizione, essendo lui lì per le cose concernenti il bene dello stato.

Commissario Parme.
Da poy la vinuta vostra lì, la quale ne è stata de grande piacere et consolatione, tante et cussì varie sonno state le nostre ocupatione che non havimo havuto tempo ordinare el facto vostro, come era il nostro desiderio, et anche se ne siamo passati nelli facti vostri cum più confidentia che non haverissimo facto cum un altro che non reputassimo cussì caro como siti vuy, el qual havemo nello numero delli nostri più cari et domestici; ma pur aciochè possati stare et actendere a quelle cose che siano al'honore et bene del stato nostro et pacificatione de quelle nostre parte, como speramo in vuy, ve havemo facto una provisione non tal qual meretaresti, né qual voressimo poter far nuy, actendute le cose havimo a fare, como sapeti, et la grandissima spesa delle innumerabile gente d'arme ale quale havimo a provedere, ve havimo adoncha deputata una mensual provisione de cento vinti (a), sive 120 fiorini; et cussì scrivimo per le alligate alli nostri referendario et thexaurario lì che de dicta [ 43v] provisione mensualmente vi respondano, oltra che havimo ordinato et scripto ali Maistri delle nostre intrate che faciano in modo ve possiati valere dela dicta mensuale provisione.
Preterea, quamvisdio la natura del vostro offitio (b) non rechieda che debiati tener vicario, perché in le cause civile gli è el potestà et suo vicario, nondimeno siamo contenti che habiati menato cum vuy misser Angelo da Viterbo et lo teniati apresso vuy in questi principii, et fin a tanto che le cose seranno asectate, lo poriti tenere per sey mesi proximi ha advinire, per li quali sey mesi gli havimo deputato una provisione de vinti, sive 20 fiorini, el mese ad ciò che possa attendere ad far quel bene che potrà et saperà, como speramo in la integrità sua, li quali fiorini xx havimo ordinato per dicto tempo de vi mesi siano numerati ad vuy, perché contentiati dicto misser A(n)gelo.
Ulterius, benché nuy vi conosiamo de tal discreptione che non bissongna essere ricordato le cose che pertengono a bon regimento, pur ve advisemo che quella nostra cità et distrecto è molto divisa et tengono quatro parte, como sereti advisato, et bisongna sapere grande sapere et discretione in mostrare che non volimo parte, ma il tucto, mostrando uno medesmo volto, uno medesmo (c) volere et uno medesimo regimento a qualunqua delle parte indifferenter.
Vi confortiamo anchora che vi portiati bene et humanamente cum il potestà et suo vicario, non gli lassando torre la iurisditione, facendo vuy pensiero che siati lì per le cose concernente el bene, honore et stato nostro et il bene essere paciffico de quelle nostre parte, et in le cause de raxone el potestà et suo vicario faciano l'offitio loro, come ad tucte queste cose prenderiti miglior partito che non saperissimo ricordar nuy per vostra singular prudentia et affectione portati ad nuy et alle cose nostre. Ve mandiamo le lettere de l'offitio vostro assieme cum quelle della provisione. Data Mediolani, die iii februarii 1452.
Cichus.

(a) vinti in interlinea.
(b) Segue nostro depennato.
(c) Segue sapere depennato.