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1799. Francesco Sforza agli Anziani di Parma 1453 maggio 28 Cremona

Francesco Sforza scrive agli Anziani di Parma circa l'obiezione fatta alla richiesta di Luigi da Romano dei dodici carri per condurre le vettovaglie in campo. Precisa che la richiesta non comporta alcun onere, perché ha deliberato che quelli che guideranno i carri saranno pagati per il tempo che presteranno la loro opera. Con Oldrado provvedano al ricupero dei carri, certi dell'agire del duca. Il duca si dice poi dispiaciuto che suo fratello Alessandro abbia mandato lì Finzo con trecento cavalli e chiede di farli spostare da lì.

[ 441r] Antianis Parme.
Havimo ricevuta la vostra lettera de dì xxiii del presente et inteso quanto scrivete respondendo alla requesta ve ha facta Aluisie de Romano, per nostra parte, de carra xii per condurre victualie in campo nostro, et cetera. Dicemo che alquanto ne fate maravigliare del vostro scrivere perché fate quello obiecto alla dimanda nostra che non fa alcuno altro luoco habiamo facto rechiedere, allegando non potere tale graveze. Il perché ve dicemo che non intendemo ch'el subscidio ve havimo facto addimandare delle dicte carra xii sia gravezza alchuna, perché intendemo che dicti carratori et bifulci che conduranno dicte carre siano molto bene pagati perfino ad uno dinaro per tucto el tempo saranno alli nostri servitii, et bene che ve para forsi graveza questa, tememo che, siando li homini pagati como saranno gli siano più benefitio che gravezza, per benché li paresse imprincipio qualche scunzo che, quando intentione nostra fosse che havesti la graveza de dicti carri sopra quello comune, non ve faressimo tale dimanda.
Pertanto, atento che nostra intentione è che li homini et carratori siano benissimo pagati et bene tractati per modo se contentaranno, et attenta la extrema necessità et bisogno delle dicti carri, senza quali non è possibile poter fare per modo alchuno per havere, delle victualie in campo, ve confortamo et caricamo quanto più possimo che vogliate, ricevuta questa, dare forma et modo, una con domino Oldrà, al recatto et servitio de dicti carri senza alchuna replicatione secondo la rechiesta et domanda del dicto Aluisie, et vogliate stringervi et considerare che per nissuno modo senza non possiamo fare. Et se haverete consideratione alla importantia de questi carri, amando nui et lo stato nostro, como semo certi che facete, gli mectereti quello pensiero et diligentia et più che non facemo nui, perché la quiete et stato (a) pacifico de quella città et quello facemo si fa affine de dare riposo alli affanni et molestie delli nostri subditi et per mectergli fine, siché, quanto più presto darete el modo alli dicti carri, più lo havirimo (b) grato et ad magior benefitio ne se(qui)tur.
[ 441v] Alla parte de domino Finzo, quale ve ha mandato Alexandro, nostro fratello, cum cavalli CCC, et cetera, dicemo che ne rencressie et despiace, et havemoli scricto et scrivemo che li fazza imediate levare de lì et mandi altrove, et cussì semo certi che farà. Cremone, xxviii maii 1453.
Ser Iohannes.
Iohannes.

(a) Segue nostro depennato.
(b) Segue caro depennato.