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217. Francesco Sforza al commissario di Parma 1452 febbraio 18 Milano

Francesco Sforza scrive al commissario di Parma di aver inteso quanto saputo da Pietro Maria Rossi dal suo messo, mandato a Reggio per avere notizia dei trattati. Sebbene incerto nel prestar fede a quanto ha saputo a proposito del trattato, ritiene necessario si cerchi di intendere la cosa, agendo segretamente. Quanto alla sua andata da lui, lo avverte che, sebbene la festa sarà in tono minore rispetto al passato, se vi parteciperà lo vedrà volentieri.

[ 54r] Commissario Parme.
Havimo inteso quanto ne scriveti havervi reportato lo vostro messo, overo de Pedromaria, mandato a Rezo per intendere lo facto de quilli tractati, et ve comendiamo delli modi savii et honesti, quali haveti servati in questo facto, che molto ne sonno piaciuti, et procedano da singular amore et dilatione che ne portati. Et quantunche non dagamo fede a cosa habia dicto Zohannefrancesco de Nicolò Guerero, circh'al facto d'esso tractato, nondimeno non serà se non bene cerchiati per ogni modo et via de intendere questa facenda, ma lo bisongna fare honestamente et tenerla secreta, come siamo certi fareti. Circha la vinuta vostra da nuy, dela quale ne ha parlato el spectabile Diotesalvi, nostro compare, dicemo che, quantunche el camino sia captivo et pessimo et la festa nostra non se farà bella a modo usato per la protervità del tempo, nondimeno ad vuy sta a vinire a vostro piacere perché nuy ve vederemo volontiera. Data Mediolani, die xviii februarii 1452.
Cichus.