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317. Francesco Sforza al vescovo di Parma. 1452 marzo 4 Milano.

Francesco Sforza risponde al vescovo di Parma, cui ha chiesto duecento ducati, che comprende e crede al suo bisogno, considerando anche quale frutto ne conseguerà dal suo sussidio. Fidente nell'amore che gli porta, di cui non potrebbe dargli maggiore testimonianza, chiude sollecitando sua paternità a pagare presto i denari richiesti.

[ 80r] Domino, domini Dey gratia, episcopo Parmensi.
Havimo recevuto le vostre lettere, et inteso quanto ne scriveti circha quelli ducento ducati che habiamo rechesti in subentione della paternità vostra; non bisognava che cum tante rasone vi sforzasti ad explicare et fare intendere el vostro bisongno, perché nel vero nuy lo crediamo et ce rendiamo certi che la prefata vostra paternità non ne dirà altro che el vero. Ma se vuy comparati el vostro bisongno cum el nostro, el quale è tanto quanto doveti sapere, se vuy considerati el fructo che segue et che è per seguire, adiutandone tucti li nostri amici, che tucto non tende ad altro fine che ad darvi et ad tucti li populi nostri reposo, rifrigerio et contentamento, come speriamo in Dio da dare, certo iudicareti che nuy habiamo urgente casone ad demandarvi, et scordariti la necessità propria per socorrere ad la nostra. Pertanto, confidandose nuy in l'amore che ce porta la reverenda vostra paternità, quale habiamo sempre conosciuto essere ferventissima verso nuy, confortiamola et caricamola et adiuriamo che ad questa volta non ce vogli dire de non, et vogliati sforzare lo impossibile, perché non ne poresti fare maiore demostratione che ad darci dicti ducati, et li quali nuy vi habiamo richesti seperatim de quello chierigato, et da nuy, né da Francesco Malecta non è facto altro parlare de unirve cum el chierigato. Siché la paternità vostra vogli mettere modo al pagamento de dicti dinari de presente. Data Mediolani, die iiii martii 1452.
Christoforus de Cambiago.
Cichus.