Registro n. 14 precedente | 437 di 1952 | successivo

437. Francesco Sforza a Boccaccino de Alemannis. 1452 aprile 6 Milano.

Francesco Sforza scrive a Boccaccino che si augura abbia provveduto al denaro che ancora deve mandare e, in caso contrario, provveda al più presto.Circa quelli che si battono per la pace è convinto che i prudenti e gli intelligenti prevarranno. Per quanto riguarda la faccenda di Boccaccino, l'avverte di aver dato fondo a tutte le entrate, ma tuttavia, si prenderà il rimedio che sarà possibile. Vuole che, per l'importanza delle lettere che scrive ai suoi ambasciatori a Roma, siano affidate a un cavallaro accorto che le consegni a Sceva e, lette che le avrà, porti ai suoi compagni a Roma quelle a loro indirizzate e prontamente gli risponda, come farà pure lo stesso Boccaccino.

Bochacino de Alemannis. (a) Havimo veduto quello diciti per la littera de dì trenta del passato. Non dicimo altro per questa, perché siamo certi che, alla recevuta de questa, haveriti mandato tucto integramente el resto del dinaro, et, non lo havendo mandato, vogliatelo mandare immediate, senza alcuna dilatione perché non se habia casone de perdere tempo.
[ 112r] Alla parte de quilli che sonno là, quali cerchano de tentare la pace, dicemo che siamo certi che in tanto populo, gli siano de varie voluntade, ma siamo certi che gli prudenti et intelligenti, quali intendino le cose cum intellecto, seranno quilli che vinceranno, perché ve advisamo che qui sonno le cose apparechiate da fare sì presto, che non bisongna questo dubio.
Alla parte del facto vostro, dicimo che per cavare fuora le gente è consumato tucte le intrate, como è informato Aluyse, ma non dimeno se gli (b) pigliarà quello remedio che sia possibele, como è la nostra intentione et voluntà.
Ceterum queste nostre littere che scrivimo alli nostri ambassiatori, che sonno in Roma, sonno de importantia assay. Vogliamo che le mandiati per uno cavallaro intelligente, el quale vada advisato continue per la via, perché el trovi messer Sceva et che daghi tucte le littere in sue mano, perché el piglie quelle se drizano ad luy, et cussì ch'el leze le altre alli compangni, et poy quelle che drizano alli compangni, leccte (c) che l'haverà, messer Sceva, le porti ad Roma, alli compagni, et che subito ne responda, et cussì vuy ne respondeti. Data Mediolani, vi aprilis 1452.
Marchus.
Cichus.

(a) Precede Magnifico tanquam patri nostro carissimo Cosmo de Medicis, civi Florentie depennato.
(b) Segue provederà depennato.
(c) Così A.