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854. Francesco Sforza ai Dieci della Balia di Firenze 1452 settembre 14 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza narra ai Dieci della Balia di Firenze la vicenda di Gerolamo da Verona, bandito da Venezia, sul cui capo c'è una taglia di tremila ducati d'oro per la cattura; andato dallo Sforza è stato affidato a suo fratello Alessandro come squadriero e condottiero. Incorso nella sconfitta di Alessandro, Gerolamo con Andrea de Birago è uno dei due uomini importanti catturati dai nemici, dai quali, però è riuscito a fuggire. In seguito a tale vicenda, egli intende passare ai servizi di Firenze. Assecondando il suo desiderio, il duca lo raccomanda loro come uomo fedele e prudente. Si è scritto in simile forma a Cosimo de Medici e a Boccaccino Alemanni.

Dominis Decem Balye comunitatis Florentie.
El strenuo cavallero messer Ieronimo da Verona bon tempo fa è bandezato da Verona et ha tal bando da Venetia che a qualunche el prenda, essi Venetiani hanno promesso de dare tre milia ducati d'oro. Esso messer Ieronimo è stato per lo passato cum nuy et poy lo dedimo ad Alexandro, nostro fratello, quale ha servito per squadrero et conductero fedelmente come se conviene et in modo che nuy et vuy ce retrovamo molto contenti di facti suoy et mal volontieri lo lassamo partire. Ma perché, nel caso seguito in quisti dì ad Alexandro, nostro fradello, esso messer Ieronimo fo preso luy et Andrea de Birago solamente per homini de reputatione et, se non fosseno stati certi suoy amici che lo feceno fuzire, saria mal capitato, ha deliberato non stare più a questo pericolo et non fare guerra dal canto de qua, ma servire piutosto le signorie vostre ove, se ben fosse preso, non poria mal capitare. Venendo adonque de là per questa casone sola, lo recomandiamo alle signorie vostre et pregamole per li dicti respecti et anche perché l'è homo animoso, gagliardo, prudente, sagace, fidele et zentilhomo, gli piacia acceptarlo alli servicii de quella excelsa comunità et tractarlo come meritano li boni deportamenti suoy, certificandovi che de questo ne fariti grandissimo piacere, et nuy faremo ogni promessa expediente per luy ch'el servirà bene et fidelmente (a). Data in castris nostris apud Quinzanum, die xiiii septembris 1452.
Irius.
In simili forma Cosme de Medicis et Boccacino de Alemannis.

(a) et fidelmente in interlinea.