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1346. Francesco Sforza a Biagio da Clivate, podestà di Geradadda (1454 maggio 6 Milano).

Francesco Sforza scrive a Biagio da Clivate, podestà di Geradadda, di volere che il maniscalco ducale magistro Annibale abbia i 21 ducati d'oro che gli doveva dare il quondam Giacomino Garzo dai denari avuti dal comune, denari che, secondo quanto il referendario di Pavia aveva scritto al podestà, dovevano darsi a Giovanni Luchino Bottigella.

Blaxio de Clivate, potestati nostro Glarolarum.
Havemo recevuto la toa Iettera responsiva ala nostra circa'l facto delli ducati vintiuno d'oro doveva havere magistro Aniballe, nostro mariscalcho, dal quondam Iacomino Garzo, quale t'havemo scripto gli fazi satisfare delli dinari doveva havere il dicto Iacomino da quello nostro comune; li quali dinari dice che'l nostro referendario de Pavia t'haveva scripto facessi numerare ad Iohanne Luchino Buttigella, et cetera. Ala quale respondendo te dicemo che nostra intentìone é, et così exequiray, che dicto magistro Aniballe sia primo satisfacto de quello doveva havere dal dicto quondam Iacomino Garzo; et così lo faray pagare del resto dovesse havere. Il dicto quondam Iacomino disponeray como te sarà scripto et ordinato per esso nostro referendario; ma primo volimo sia pagato esso maestro Aniballe, como anche nuy scrivemo al dicto nostro referendario. Data ut supra.
Zanetus.
Cichus.