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1391. Francesco Sforza ai Rettori di Bergamo 1454 maggio 13 Milano.

Francesco Sforza richiama i Rettori di Bergamo all'osservanza del ventiduesimo capitolo della pace con Venezia in cui si contempla che siano assolti da ogni fallo commesso in guerra tutti gli uomini restituiti alla signoria di Venezia, ciò che detti Rettori non praticano con gli uomini di Comenduno con la pretesa di costringere detti uomini a pagare i danni patiti dalle genti d'arme quando le forze sforzesche si impossessarono del luogo e gli uomini del posto si sottomisero al dominio sforzesco.

[ 373v] Rectoribus Bergami.
Neli capituli dela pace novamente contracta et conclusa fra la illustrissima signoria de Venesia et nuy se contene como tuti l'homini et terre da fir restituiti per nuy ala prelibata signoria debiano essere absolti et senza pena, et liberamente liberati da ogne fallo et delicto per loro commisso in la presente guerra contra essa signoria in favore nostro, como più largamente intenderiti per la copia del vigesimo secundo capitulo, quale ve mandiamo in questa nostra inclusa. Et perché intendiamo che ad instantia d'alcuni delle zente d'arme della prefata signoria, quale se trovavano essere nel loco da Comenduno, vuy voleti astringere l'homini del dicto loco a pagare et restaurare li damni et spogliationi che esse zente d'arme patirono quando li nostri intrereno nel dicto loco, et che li dicti homini (a) se dedeno ala devotione nostra, imputandoli che loro foreno casone de questi tali damni, siamo mosti ad confortarve et pregarve vogliati soprasedere et desistere da far fare molestia ali dicti homini per la dicta casone; immo li vogliati conservare liberi et absolti da ogne delicto et imputatione contra de loro facta per observatione del dicto capitulo. Data Mediolani, die xiii maii 1454.
Bonifacius.
Cichus.

(a) Segue ver depennato.