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152. Francesco Sforza a Ianuzio de Lezio (1453 agosto 24 "in campo apud Gaydum").

Francesco Sforza ingiunge a Ianuzio de Lezio di smettere ogni indugio e di portartarsi, come più volte gli ha scritto, con i suoi uomini in campo, ma siccome il suo famiglio Giulio di Costanza si lagna per essergli stata "robbata la stantia sua lì a Cognolo" e di ciò sono sospettati i suoi uomini, vuole che gli venga restituita la roba. Se, invece, fossero innocenti, indaghi per scovare i colpevoli.

Ianutio de Letio, armorum, et cetera.
Non possemo fare che non se maravigliamo asay che, havendote scrito più fiate che tu dovese venire con tuti li tuoi verso Cremona, e may non sii venuto, nè sapemo pensare donde proceda tanta lenteza e tardità; pertanto de novo te replicamo che subito, senza più tardare, debbe venire via qua in campo da nuy con tuti li toi. Ma perchè Iulio de Constantia, nostro famiglio, molto se grava che gli è stata robbata la stantia sua lì a Cognolo, et li toy sonno alegati suspecti, volimo inante che tu vegni, tu gli facii restituire la robba soa integramente, s'el se trovarà Ii toi haverla havuta, ma non se trovando che l'habiano havuta, farane fare tal chiareza ch'el se conosca li toi non essere culpevoli delIa imputatione a loro facta. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.