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166. Francesco Sforza al pavese Giacomo de Zasiis (1453 agosto 27 "apud Gaydum").

Francesco Sforza conferma al pavese Giacomo de Zasiis, il ricordo che gli ha fatto del proposito ducale di voler essere unico signore della città e di volerne tale amministrazione che "nè bacaleti nè capelaci lì habiano loco". Quanto al disordine avvenuto, gli conferma che interverrà in modo che a tutti sarà chiaro che non tollera sollevazioni e dirà ai temerari autori del disordine che non intende che Pavia passi per "spelunca de latroni".

Iacobo de Zaziis, civi Papiensi.
Havemo recevuto Ie toe lettere per Ie quale tu ne ricordi el proposto qual havimo facto de volere nuy essere signore de quella cità senza compagno et volere tale regimento in essa che nè bacaleti nè capelaci li (a) habiano loco; et così è la opinione nostra.
Quanto vero al rumore e tumulto facto in quella cità, tanto I'havemo exoso et molesto quanto se potesse dire o scrivere, e ben te comendiamo de tal ricordo et aviso a noi facto con molta fede per bene de noi e stato nostro, certificandote che omninamente siamo disposti et deliberati de farne tale demonstratione che tuta la cità comprehenderà che questo caso ne è grandemente rencresuto, et darimo a vedere alIi grotti et temerari che non haveranno facto bene e, siano che se vogliano et habiano nome como vogliano, non intendendo per mado alcuno che quella nostra cità de gloria e fama sopra l'altra muta nome in speluncha de latroni. E de questo vederiti experientia ad consolatione de quelli de voglia de ben vivere. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) li in interlinea.