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1810. Francesco Sforza a Tiberto Brandolini 1454 luglio 25 Milano.

Francesco Sforza ammonisce Brandolini che dal marchese Guglielmo é stato informato che dagli uomini di Tiberto sono stati compiuti grossi furti e danni enormi contro la gente del marchese di qua e di là del Po, trattandola da capitale nemica. Gli uomini di Tiberto hanno fatto devastanti scorrerie a Villanova, Trecerro, Trino e Grantia asportando grande quantità di bestiame e ora imperversano a Isolella e a Vallemaca. Comanda al Brandolini di intervenire immediatamente, imponendo ai suoi soldati di cessare di far danni e di provvedere a restituire ogni refurtiva, procurando, inoltre, che non si rechi più alcun danno in danaro e nelle persone.

[ 485v] Magnifico domino Thiberto Brandolino.
In questa hora siamo avvisati per quelle dell'illustre signore Guiglielmo che, prima la soa retornata et poi, per quelle nostre gente sonno là ad vostra obedientia et regimento, sonno state facte et fanno de presente correrie, grande robbarie et altre iniurie et damni enormi contra l'homini et subditi dello illustre signore marchese et suoi dellà et de qua da Po como se fosseno nostri capitali inimici, et che dicte gente hanno corso ad Villanova, Trecerro, Trino et la Grantia, et conducto via grande summa de bestiame et facti altri assay infiniti damni, et che al presente sonno ale terre de Isolella et batteno frumenti et conducto via bestiame de Vallemacha; la qual cosa havemo intesa con displicentia assay et é ad nuy grave et molesta quanto al mundo dire se potesse; et più ch'el prefato illustre signore Guglielmo sia stato da nuy et venuto liberamente como ha facto et habiamolo carezato et veduto como fratello, et partitose ben contento da nuy, et poi intendiamo simile querelle, assay ne rencresce et despiace. Siché confortamo, stringemo et caricamo la magnificentia vostra, se haveti caro l'honore nostro et haveti voglia fare cosa a nuy summamente grata et accepta, vogliate subito, recevuta questa, senza perderli tempo, né usarli tardità alcuna fare restituire ogne cosa ali prefati homini et subaiti delii dicti illustri signori, che non li manchi niente, et per l'avenire provedere omnino et tenere modo et via che per li nostri non sia facto damno, impatio, né molestia alcuna [ 486r] in here, né persona, né per modo alcuno ali homini et subditi de essi illustri signori, in che usariti quella cura, sollicitudine et diligentia serà expeniente et necessaria in ciò. Et questo fate se amati l'honore nostro et la gratia nostra che per una fiata non ne porrite fare cosa più grata, né più accepta ce fosse che haveressemo più despiacere de una bestia fosse tolta alli homini delli prefati illustri signori che se fusse messo ad saccomano tre delie nostre castella per le nostre gente. Mediolani, xxv iulii 1454.
Ser Facinus.
Cichus.