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24. Francesco Sforza a Graziolo da Vicenza (1453 agosto 4 "in castris nostris felicibus apud Gaydum").

Francesco Sforza si dice sorpreso che Graziolo da Vicenza, conestabile ducale,non intenda saldare il debito che ha con il conestabile Giovanni Galante, che ha più volte per ciò mandato un suo messo, costringendolo, invano, a più spese all'osteria. Il duca gli impone di attenersi alle sue promesse come uno "Barricho de liale mercadante", perchè altrimenti interverrà lui.

[ 9r] Gratiolo de Vincentia, conestabili nostro dilecto.
Se grava alquanto de te Iohanne Galante, nostro conestabile, che per conseguire uno certo suo credito qual ha con te: più volte ha mandato uno suo messo da te e may non ha potuto havere el dovere, anci ha facto de molte spexe in sul'hostaria senza veruno fructo. La qual cosa, se cosi è, non ne pare ragionevole nè honesta e de pocho honore a ti, che dovereste attendere le promesse como uno Barricho de liale mercadante. Per la qual cosa te caricamo quanto più possemo ad farli suo debito senza più dillatione de tempo, avisandote che altramente, domandandone luy ragione, non poteressemo fare con nostro honore che non gli provedessemo. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.