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314. Francesco Sforza ad Angelo de Acciaiolis 1453 settembre 27 "apud Gaydum".

Francesco Sforza rispondendo ad Angelo de Acciaiolis si sofferma innanzitutto sull'andata da re Renato di Benedetto Doria per conto del doge di Genova per sottolineare di essere stato appieno informato, sia dal re che da Angelo Simonetta e dal vescovo di Marsiglia, di quel che richiede il doge e della volontà del re di aiutarlo. Rinvia a quel che gli diranno Angelo e il vescovo l'informazione di ciò che lui, duca, farà a favore del doge. Ha avuto da Firenze la notizia che gli verrà rimandato suo fratello Alessandro con i figli di ser Michele, che gli si faranno avere 10000 ducati. Si dice impossibilitato a favorire il fratello di Abraam, per essersi già impegnato con un altro per quel beneficio. Fa poi sapere all'Acciaioli di aver espresso, in conformità del suo parere, al vescovo di Marsiglia quello che riteneva necessario circa l'invio di ambasciatori regi a Venezia. Lo esorta, quantunque sia superfluo il dirglielo, a sollecitare il re a muoversi. Gli ricorda, infine, che Guglielmo da Moliono lo aspetta in campo.

[ 83r] Domino Angelo de Azayolis.
L'altro heri recevessemo la vostra lettera de dì xxi del presente per la quale restamo advisati de quello era occorso in quello dì presso la mayestà del Re; et perché ne tochati nel principio de dicta lettera dela venuta de Benedicto Doria per parte del doxe al prefato Re et che de quanto Ii haveva exposto per lettere de Angelo Simoneta seressemo avisati, ve dicemo respondendove che, sì per Iettere dela mayestà del Re, sì per Iettere del dicto Angelo, sì ancora per quello ne ha refferito monsignore lo vescovo de Marsiglia, semo a compimencto restati advisati de quanto rechiede el prefato doxe et dela voluntà dela mayestà del Re in adiutarlo, et cetera; et dandone alcuni advisi de zò ad Angelo (a) de quanto in favore d'esso duxe de presente havemo facto et de quanto ne pare se debbia fare per mantenere dicto duxe in quello stato et nostro amico, non ne curamo darvene per questa lettera altro impazo, perchè et da Angelo predicto et da esso vescovo intenderiti el tuto. Da Fiorenza hoge havemo lettere daIi nostri sonno là de dì xx del presente, como tandem per quella comunità se è deliberato de mandarne de qua Alexandro, nostro fratello, con li figlioli de messer Michele et de subvenirne apresso de presenti de ducati x milia, et che le altre gente andavano a campo a Soverano; Ie quale gente, se vengono anchora loro et presto finchè havemo questo pocho tempo, non dubitamo faciano ale cose de qua optimo fructo. Al fratello de Abraam al presente non possemo provedere de quello beneficio che ne scriveti, perchè già ben dì sonno ne provedessemo ad altra persona per modo non porressemo con nostro honore revocare quello è facto et promesso, ma non dubiti che gli ne accaderano delli altri delli quali porremo habelmente provederli secundo meritano la virtù et fede sua verso nuy. Ad quella parte de mandare ambaxiatori a Venezia per parte del Re, et cetera, havemo respuosto quello ne è parso necessario al prefato monsignore secondo el parere et recordo vostro. Confortiamove, quancunque siamo certi non bisogni, ad sollicitare el prefato Re al venir via, et che non tardi più, perchè non Ii avanza più tempo da perdere, como vedeti vuy medesmi. Domino Guiglielmo da Moliono, como per altre ve havemo scripto, expecta la venuta vostra qui.
Data apud Gaydum, die xxvii septembris 1453.
Iohannes.

(a) Segue Simonetta depennato.