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33. Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e a Zanino de Barbatis 1453 agosto 7 "in castris nostris felicibus apud Gaydum".

Francesco Sforza conferma a Gracino da Pescarolo e a Zanino de Barbatis di aver saputo dalla loro lettera delle difficoltà per avere le 8000 lire e delle garanzie richieste da quella comunità. Procurino di ricuperare detti denari: pagheranno con loro i conestabili Francesco Corso, il Padovano, Antonello da Lagna. Così verseranno ad Antonio Treco le 780 lire, date al conestabile Giovanni Galante, dal campo in modo che in tutto assommano a lire 1850, lasciando a quella comunità di completare la somma di 8000 con lire 6150. Ordina che Zanino porti subito a Milano ad Angelo "per parte de ducati cinquemilia ne ha mandato qui in campo, quali bisogna restituire". Ciò fatto, Zanino se n'andrà via e dirà ad Angelo che il resto dei 5000 ducati verranno inviati ad Antonio Treco e che si procurerà di restituirgli sollecitamente il resto dei 1000 ducati imprestati.

Gracino de Piscarolo et Zanino de Barbatis.
Havemo recevuto la vostra de dì iii del presente, et inteso quello ne scrivete de quanto havete sequito fina al presente circha li dinari rechiesti ad quelli nostri citadini et delle difficultate gli sono state, cosi dela conclusione presa de retrovare le octomillia libre suso l'addizione da fir facte suso li denarii del'anno advenire; et delle lettere et cautione domanda quella nostra comunità, quale haveti mandato ad Angelo, restamo de tuto avvisati. Ad che non facemo altra resposta se non che attendati con ogni diligentia ad havere dicti dinari, delli quali provedeti siano subito spazati, se non l'haveti facto, Francesco Corso, il Paduano, et Antonello da Lagna, nostri conestabili, secundo ve havemo scripto. Cosi rendeti ad Antonio Trecho le libre settecento ottanta date ad Iohanne Galante, pur nostro conestabile che, secundo scriveti, montano in tuto libre milleoctocentocinquanta; il resto, che sarà circha libre sey milliacentocinquanta fino ala summa dele octomillia libre, ne dona quella comunità. Volimo che tu, Zanino, porti subito ad Mediolano ad Angelo [ 12r] per parte de ducati cinquemillia ne ha mandato qui in campo, quali bisogna restituire, advisandone continuamente de quanto farete; et facto questo tu, Zanino, te ne (a) vene via da nuy senza demora et dirai ad Angelo ch'el resto de questi dinari ne mandò, fino ala somma de ducati 5000, subito gli manderemo lì ad Milano ad Antonio Trecho; dirai ch'el resto delli mille ducati ne ha prestati, procuraremo prestissimo restituirgli. Et de questo staghi de bona voglia et non facia dubio alcuno. Ex campo nostro apud Gaydum, die vii augusti 1453, hora xx, die lune.
Triplicata die suprascripto.
Zanetus.
Cichus.

(a) te ne in interlinea.