Registro n. 16 precedente | 53 di 1825 | successivo

53. Francesco Sforza al podestà di Pavia (1453 agosto 10 "in castris apud Gaydum").

Francesco Sforza scrive al podestà di Pavia dicendosi dispiaciuto perchè il referendario non gli ha consegnato Giacomino. Vuole che, nonostante l'opposta disposizione datagli il 2 del corrente mese, faccia di Giacomino "quanto vole iustitia". In merito agli altri quattro imputati gli comanda che, sebbene "habiano purgati gli indici", li faccia di nuovo esaminare per eventualmente cavare qualcos'altro da loro e ancora, siccome ha saputo che i banditi "per lo tractato havevano qualche cosa", desidera sapere come è stata trattata la Camera ducale circa ciò.

[ 17r] Potestati Papie.
Havemo recevute due vostre lettere ale quale, respondendo, ve comendiamo de quanto haviti facto circha la materia del tractato dele Gerole e restiamo satisfacti da voi, benchè le nostre lettere non siano mandate ad executione como volevamo circha la iustitia da fir facta, che non imputamo a voi, ma alo referendario, al quale scrivemo proinde quanto ne pare et in modo et forma ch'el cognoscerà haverne grandamente despiazuto, non ve havendo facto assignare nele mane de Iacomino, como gli scrivevamo. Ma, sia como se voglia, volemo e ve commettemo che subito, non havendo respecto ad alcuna cosa, et non obstante lettere, date ii presentis, de che dovesti soprasedere de farlo iustitiare fina tanto ve scrivessemo altro, faciate de luy quanto vole iustitia. Quantum autem ala parte de quelli quatro imputati e sustenuti lì in castello, volimo che, non obstante che, como scriviti, habiano purgati gli indicii, de novo gli faciate examinare e vediate se altro se pò cavare da loro. Ceterum, perchè pur siamo informati che li banditi per lo dicto tractato havevano qualche cosa et che ne ha strazato in qua et chi in là, volimo che ve inzignati sapere como è stata tractata la Camera nostra circha ciò, e qual descriptione è facta, e de tuto darietene aviso. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.