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275. Francesco Sforza al capitano dell'episcopato di Cremona 1450 novembre 17 Milano

Francesco Sforza rimprovera il capitano dell'episcopato di Cremona imputandogli grave negligenza nel non evitare che le vettovaglie finiscano in terra veneziana e incuria nel non prendere i ribaldi esportatori di queste merci. Vuole gli faccia sapere quali provvedimenti intenda prendere dopo la ricezione della lettera, in modo che fuori del ducato non sia condotto alcun bene.

Capitaneo episcopatus Cremone.
Per molte nostre littere te habiamo scripto che volesevo provedere che victualia veruna non possa andare in Giaradadda et de là da Oglio in le terre de venetiani et parne sia stato facto tuto lo contrario, perché siamo pur avisati et certificati da certi nostri amici del canto de là como de dì et de nocte se conduce biava, grassa et altre cose, como s'el fose mercato bandito, che non sapemo a chi imputare et dare questo incarico et colpa se non a vuy, perché ve havemo scripto per più nostre che, se vuy non possevati provedere a questo, ne dovessevo avisare noy, perché gli provederessemo opportunamente, et non ne haveti resposto niente né fatogli alcuna provissione, che comprendemo che costoro passano et conducano dicta victualia per consentirle vuy queste cose, che per certo non ne pò capere in la mente nostra che, havendogli vui bona cura et solicitudine, che de dì et de nocte non se possa conduere dicte [ 58v] victualie fora del terreno nostro, et continuandosse como se continua, che, se ne havessevo voluto pigliare alcuno de questi ribaldi, che non l'havesivo pigliati. Pertanto volemo, subito recevuta questa, ne debiati per messo proprio avissare dele provisione et modi havereti facto et dato, siché non possa essere conducto una minima cosa fora del nostro territorio. Et perché siamo ancora avisati che alcuni homini d'arme deli nostri gli fanno la scorta, volemo ve debiati per ogni modo sforzare de intervenire et fare tanto che ne acogliati qualchuno de questi che fano la scorta, perché gli daremo tal punicione che non vedarano may uno sacho de frumento che non gli para vedere un paro de forche. Data Mediolani, xvii novembris 1450.
Cichus.