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1179. Francesco Sforza a Guarnero Castelleone, Sillano Negri e Pietro Pusterla 1451 agosto 4 Cremona

Francesco Sforza scrive a Guarnero Castelleone, Sillano Negri e Pietro Pusterla perché pongano fine alla vertenza tra Filippo Visconti e alcuni gentiluomini di Castelleone in merito al castello di quella località e alla sua difesa.

Domino Guarnerio de Castellione, domino Sillano Nigro et Petro de Pusterla.
Siamo advisati per lettere del magnifico cavaliero miser Filippo Vesconte come in la differentia tra luy et quilli gentilhomini da Castellione sonno per parte de quilli gentilhomini predicti certi capitoli infra quale se contene como esso misser Filippo se intromise, et de spontanea et propria sua voluntà, ad domandare el castello de Castellione et la guardia de quello, et che ha havuto da loro in cose mobile tanto che vale più de viii mila ducati, et ultra questo tanto legname et cose de loro compagnie che vale più de ducati iii mila; ad che, per vostra informatione et per vostro aviso, dicemo che non dicono el vero et la verità è in contrario che nuy, proprio motu nostro et ex nostra voluntate et ex certa nostra scientia sepius et stato, comfortamo, pregamo et stringemo esso miser Filippo ala cura, guardia et deffensione del dicto castello; neanche crediamo sia per alchuno modo, né è vero habia, né debbia havere havuto cose loro immobile che sommeno quella quantità ne scrive perché, quando pigliò la guardia de quello luoco, tucta la roba bona et la più parte delle cose bone erano portate via, come Lorentio da Urivieto, nostro famiglio, quale fu lì, et è de ciò informato pienamente. Et pensamo, si legname et altre cose loro siano state tolte ale compagnie, sonno solamente tolte per fortificare et reparatione de quello castello, et per cose necessarie et opportune, como è usanza fare et fasse ad tempi de guerra et simili tempi come erano quilli, che cussì [ 279r] recerchavano, né possono essere de tanto valore et stima, né s'aproxima ad quello. Il perché ve exortiamo, stringemo et caricamo, se havete caro far cosa che ne piacia che, omisse queste et simele cose, cavillatione et subterfugi, senza meterli tempo et longheza, vogliati debitamente decidere, finire et terminare questo, siché l'una parte et l'altra non habbia casione, né possa iustamente querellarsse, né habbia più iusta casone scrivere de ciò. Data Cremone, die iiii augusti MCCCCLI.
Cichus.