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1515. Francesco Sforza a Francesco e a Giovanni Francesco della Mirandola 1451 dicembre 20 Lodi

Francesco Sforza scrive a Francesco e a Giovanni Francesco della Mirandola di non poter consentire di lasciar condurre biade nel Bresciano perché ciò gli sarebbe di grande pregiudizio. Si dice, poi, contento che il conte Francesco vada a Ferrara.

[ 366r] Comiti Francisco et Iohanni Francisco dela Mirandola.
Magnifici tamquam fratres, et cetera, havimo recevute le vostre littere et inteso quello ne scriviti, ve respondemo et, primo, circa il facto della licentia ne domandati del condurre quelle biave in Bersana per terre del illustre signor marchexe di Mantoa, ve dicimo che nuy de bonissima voglia ve compiaceriamo de ogni cosa, ma, considerato che nuy de presenti non attendimo ad altro se non ad vetare che biave da nisiun canto vadano in Bresana, considerato anchora che concedendo ad vuy questa licentia, ultra che saria in nostro grande peiuditio, saria casone de comoverci infeniti errori adesso, perché, vedendose che nuy la concedessimo ad vuy, sariano molti che ne infestariano et importunariane de questo medesimo. Vi confortiamo et pregamo non ne vogliati gravare ad questo, perchè ad vuy saria però pocho utile et ad nuy veneria in excessivo danno et manchamento; ma de ogni altra cosa possiamo fare ne advisati ch'el farimo tanto de bona voglia et de bono animo quanto per proprii fratelli che ve reputamo et tenemo. Ell'è ben vero che altre volte ne fo dicto che vuy volevati far condurre certe quantità de biave in le terre de Veneti, cioè ad Venexia, nuy dicissimo che per compiacervi eravamo contenti, ma de condurre in Bresana non lo concedirissimo ad Galeazo, nostro figliolo, et siamo certi che vuy non ce lo consegliarissimo, siché in questo ne haviati excusati.
Del'andare de vuy, conte Francesco, ad Ferrara restamo advisati et havemolo molto caro, perchè ne rendimo certissimi in ogni loco dove siati vuy cossì haveriti recomandati li facti nostri come li vostri medesimi, quali cussì poteti reputare. Non ve dicemo altro se non che quando siati lì salutati et confortati quello illustre signor marchexe, nostro fratello, et se là sentiti cosa alcuna importante ve pregamo ce ne vegliati advisare. Data Laude, die xx decembris 1451.
Cichus.